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PARIDE Leporace è il primo direttore della Lucana Film Commission. Lo ha nominato ieri in serata, il Consiglio Generale della stessa Lucana Film Commission, composto dal presidente della Regione, Vito De Filippo, dai sindaci dei due capoluoghi, Vito Santarsiero e Salvatore Adduce, e dai presidenti delle Province di Potenza e Matera, Piero Lacorazza e Franco Stella. La scelta è stata adottata a maggioranza, con quattro voti favorevoli e la sola astensione del presidente Stella. Conosciuto per essere il direttore del Quotidiano della Basilicata, e in passato alla guida di altre testate calabresi, è studioso del cinema ed ha curato il seminario di tirocinio in cronaca giornalistica del Cinema presso l’Università della Calabria. La nomina di Leporace è giunta al termine di una procedura di selezione con cui, a seguito della presentazione delle istanze di candidatura, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione ha verificato prima il possesso dei requisiti e poi la conoscenza dei principali strumenti di supporto al settore e, più in generale, della normativa europea, nazionale e regionale in materia di sostegno alle attività cinematografiche. Il direttore della Film Commission, non sarà dipendente, presterà la sua opera in favore dell’organismo con vincolo di esclusiva, il mandato cesserà unitamente a quello del Consiglio di Amministrazione e sarà rinnovabile una sola volta. Dopo la nomina, il presidente della Film Commission, Franco Rina, ha espresso «apprezzamento per la scelta fatta dal Consiglio generale e auguri di una proficua attività al neo direttore Leporace». Critico nei confronti dell’operato del governatore De Filippo il capogruppo di “Io amo la Lucania” in Consiglio regionale, Alfonso Ernesto Navazio: «Nel gergo giornalistico, il coccodrillo è un necrologio, scritto in anticipo, sulla vita di personaggi noti al fine di averlo immediatamente pronto non appena giunta la notizia della loro morte. Ne abbiamo preparato anche noi uno. Non per un personaggio famoso. Ma per la Fondazione Lucana Film Commission. Il 18 dicembre, per l’esattezza, era già confezionato, quando a Roma, presso la sede della Regione Basilicata, si era allestito il palcoscenico della farsa per i colloqui. Lo avevamo redatto per tempo. Per tenerci pronti al commento. Per poter dire, come pochi: l’avevamo detto». «Nel passato abbiamo scritto molto – aggiunge l’esponente politico -, abbiamo pungolato in tanti modi il dibattito, abbiamo cercato di far comprendere al presidente De Filippo di compiere una scelta che andasse al di là del semplice sospetto. Un sospetto tutto politico, ovviamente. In cambio solo tante belle parole. Illudendo cittadini, operatori del settore, creativi. Tutti. Nessuno escluso: nani e ballerine, guitti e cantastorie. Si è organizzata una bella messa in scena. Nomina di un consiglio di amministrazione, nelle intenzioni altro dalla politica, ma fortemente intrisa da questa e con smania di protagonismo nazionale. Bando pubblico per le manifestazioni di interesse, analisi curriculare da parte del Consiglio di amministrazione , addirittura sobri colloqui romani per i candidati. E poi…, come il gioco dell’oca si ritorna al punto di partenza. Decide il Consiglio generale. Fortemente orientato dal presidente De Filippo, il quale, senza coraggio (ricordiamo che rientra tra le sue prerogative) si è nascosto tra le nebbie dell’evidenza pubblica. Poteva farlo prima. Quando propose, e la Giunta regionale approvò, un direttore per 500 euro / giorno per un massimo di otto giorni lavorativi. Evidentemente non è un cuor di leone. Aveva compreso la trappola in cui era caduto, affidandosi ad una burocratica procedura simil europea». «Avevamo suggerito un percorso alternativo – conclude Navazio – che ponesse, una volta tanto, l’interesse di un bene prezioso per la nostra comunità al di sopra di tutto. Ha voluto proseguire sulla strada indicata. E di questo ci siamo sempre compiaciuti. Tanto da ascriverci il piccolo merito. Non avevamo fatti i conti con la politica. Purtroppo. E come si scrive alla fine delle dimostrazioni dei teoremi matematici, anche noi scriviamo c.v.d. – come volevasi dimostrare. Peccato! L’ennesima prova, semmai ce ne fosse stato bisogno. La nomina dell’attuale direttore del il Quotidiano non meraviglia e non sorprende. Avrà colpito la sua poliedricità e la sua visione di grandezza. Il suo essere dandy. Il suo essere interlocutore. Il suo essere di parte. Ci mancheranno i suoi ispirati editoriali (molto pochi per la verità in questo ultimo periodo, sarà un caso?), ci mancherà il suo retro pensiero nei nostri confronti. Persino “le bacchettate”. La sua cattiveria no». 

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