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LAMEZIA TERME – «Non continuateci a chiedere i soldi che potreste avere dei seri problemi con l’attività». Anche questo si sono sentiti rispondere gli imprenditori Giuseppe e Giovanni Chirico, padre e figlio, finiti sotto le “grinfie” del clan Torcasio che in 10 anni gli avrebbe estorto alla “Edilichirico” e alla “Edilizia fratelli Chirico” 100.000 euro di materiale edilizio. Ma le vittime dell’estorsione denunciarono anche quando ricevettero una lettera minatoria che testualmente recitava: «Vedi che ti devi mettere a posto che non lo sei se no tu e i tuoi figli siete morti che camminano prima cadono i tuoi figli e dopo tu».
Minacce e intimidazioni per 10 anni che i Chirico hanno raccontato nei verbali ai carabinieri in riscontro anche alle dichiarazioni dei pentiti della cosca Giampà: Umberto Egidio Muraca, Giuseppe Giampà Angelo Torcasio, Rosario Cappello e Battista Cosentino. Estorsioni fino a novembre scorso, poi le indagini dei carabinieri hanno chiuso il cerchio con il fermo di venerdì scorso di quattro esponenti del clan Torcasio – Gualtieri. Solo qualche acconto e nulla più. Guai poi a chiedere il saldo. Le risposte erano sempre minacciose ed a volte anche con attentati intimidatori (ai Chirico gli è stata incendiata pure la casa estiva di Falerna). E in altre occasioni sarebbero stati minacciati, armi in pugno, pure gli operai di Chirico in un cantiere.
Ora i carabinieri sono alla ricerca di Domenico Torcasio, 44 anni, esponente dell’omonimo clan sfuggito alla cattura all’ alba dell’11 gennaio scorso quando i carabinieri si erano presentati a casa sua in quanto destinatario del fermo per estorsione aggravata emesso dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro insieme a Nicola Gualtieri, 68 anni, Giovanni Torcasio, 53 anni e Davide Saladino, 34 anni, nell’ambito dell’operazione “Remake”. Domenico Torcasio potrebbe avere le ore contate, anche perchè le ricerche dei carabinieri potrebbero avere degli sviluppi nelle prossime ore relativamente a chi sta proteggendo la latitanza di Domenico Torcasio, accusato pure dell’estorsione alla ditta “Sole Italia” di Luciana Prezioso quando Domenico Torcasio prelevò 3 quintali di legna senza pagare, pretendendo anche l’assunzione.
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