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REGGIO CALABRIA – UN suono incancellabile nella mente di chi ha vissuto l’incubo dei bombardamenti. E’ quello della sirena dal suono stridulo e prolungato che preannunciava l’attacco aereo dei nemici. Un boato e decine di persone sdraiate a terra, in piazza Italia, in attesa di potersi rialzare più forti di prima. Certo, si tratta solo di una messa in scena, mista ad una sorta di flash-mob ma ricca di tanti significati e per ricordare il tre gennaio di tre anni addietro, quando nacque spontaneamente il movimento Reggio non tace poche ore dopo l’attentato alla Procura generale. Prima ancora il corteo, quasi trecento persone, che da via Cimino ha attraversato via del Crocifisso fino a giungere in piazza Duomo ed infine, percorrendo un tratto del Corso Garibaldi, Piazza Italia. E’ così che il movimento ha voluto ricordare quei giorni carichi di tensione per tutta la città, quando Reggio non tace si schierò come scorta civica della Procura e per opporsi tenacemente alle logiche mafiose. Una bomba, quella vera contro la Procura reggina di tre anni addietro, che di fatto ha sortito l’effetto opposto, cioè quello di risvegliare la coscienza di molti reggini, anche alla luce di quello che poi è avvenuto sul versante politico-giudiziario che di fatto ha messo in ginocchio l’intera comunità reggina. Che qualcosa sia cambiato dal tre gennaio del 2010 ad oggi sembra fuori discussione. Ed è lo stesso Procuratore generale Salvatore Di Landro, pronto a porgere il suo saluto agli aderenti al movimento pochi minuti prima dell’inizio del corteo in via Cimino, ad esserne convinto. «In questi ultimi anni la cittadinanza ha preso maggiore consapevolezza di un problema radicato ed esteso. L’importante è che ci siano di questi incontri, che esistano di queste associazioni che sappiano tenere alta l’attenzione morale ed ideale rivolta all’affermazione dello stato di diritto di una società che vuole essere libera e sovrana».
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