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POTENZA – E’ finita a porta sbattute tra la Lega e il suo capogruppo in Consiglio regionale, Tommaso Coviello.
L’addio al Carroccio dell’avvocato aviglianese si è consumato ieri mattina con l’annuncio del passaggio nei Fratelli d’Italia assieme al “suo” fedelissimo sindaco, Giuseppe Mecca, eletto alle amministrative di settembre a capo di una lista civica di centrodestra.
In una nota diffusa nel pomeriggio, Coviello ha fatto riferimento a una profonda diversità di vedute con Salvini sulla costituzione di una maggioranza con centrosinistra e Movimento 5 stelle a sostegno del governo Draghi. Mentre Mecca ha parlato di un ritorno a casa ricordando la sua militanza «in Azione Giovani dal 2002 al 2005, e poi in Alleanza Nazionale dal 2005 al 2008».
Dietro alla rinuncia a una postazione di rilievo come la guida del gruppo di maggioranza relativa del parlamentino lucano, tuttavia, ci sarebbero anche i nuovi equilibri consolidatisi all’interno della Lega lucana. Un soggetto politico balzato in pochi mesi dall’irrilevanza al boom di consensi alle politiche del 2018 e alle regionali del 2019. Con gli inevitabili ritardi in termini di organizzazione, e persino di disciplina all’interno di una classe dirigente, per molti aspetti improvvisata, che a un tratto si è ritrovata alla guida dell’amministrazione regionale.
Nei giorni scorsi, infatti, Coviello e i suoi, ma anche altri maggiorenti della Lega Basilicata, sarebbero stati colti di sorpresa dalla nomina del vice presidente della giunta regionale, Francesco Fanelli, alla segreteria provinciale di Potenza del partito. Una postazione che era stata di Mecca fino a gennaio dell’anno scorso, quando l’arrivo dell’attuale segretario regionale Roberto Marti ha fatto scattare l’azzeramento di tutte le cariche di partito.
Questa, quindi, sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una nomina avvertita come un tradimento da parte del duo composto dal Fanelli e dal sindaco – senatore Pasquale Pepe (ben rappresentato nella nuova segreteria). Oltre che uno smacco per chi come Mecca, grazie anche al sostegno dell’ex capogruppo in Regione, ha offerto al Carroccio la vittoria più importante della scorsa tornata di elezioni amministrative, con la conquista dell’ultima storica roccaforte del centrosinistra lucano.
L’addio di Mecca e Coviello ieri è stato accompagnato dalla repentina nomina del consigliere regionale venosino, Massimo Zullino, quale nuovo vice coordinatore regionale della Lega. Lo stesso Zullino che più volte nei mesi scorsi era stato minacciato di espulsione dal gruppo per il suo atteggiamento in aula, spesso in dissenso con la linea indicata dall’ex capogruppo Coviello. Una mossa che per qualcuno sarebbe stata mirata a evitare che anche lui, seguisse la strada di Coviello fuori dal partito. Magari accompagnato dalla fidata assessora Donatella Merra. E sempre per reazione alla scelta di Fanelli per la segreteria provinciale di Potenza.
Che quella di Zullino non si stata una designazione “normale”, d’altronde, lo testimonia il fatto che da Roma, Marti e il leader nazionale della Lega Matteo Salvini, non abbiano voluto attendere nemmeno le sue dimissioni dal San Carlo di Potenza, dove è ricoverato da due giorni per covid 19.
«Buon lavoro a Massimo Zullino, da oggi vice coordinatore della Lega in Basilicata». Così il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, ha commentato il riassetto ai vertici del partito lucano. «Lo aspettiamo al più presto, dopo aver battuto il covid – ha aggiunto l’ex vicepremier -, con l’obiettivo di rendere ancora più forte la Lega nell’interesse della Basilicata e di tutti gli italiani».
«Auguri di buon lavoro e di pronta guarigione dal Covid-19, che l’ha colpito nei giorni scorsi», gli ha fatto eco Pepe, che è anche capo del Dipartimento per il Mezzogiorno della Lega.
Duro contro l’ex capogruppo, invece, il segretario regionale Marti, che da mesi viene dato sulla strada del ritorno in Puglia, per lasciare le redini del partito a Pepe.
«Era ormai da tempo che Tommaso Coviello non faceva molto, per la Lega ma soprattutto per la Basilicata». Ha commentato il senatore leccese. «Per una persona che lascia (il partito, ma non la poltrona) tante altre si stanno avvicinando».
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