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Sergio Mattarella e Mario Draghi

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Avanti con Draghi, ma alle mie condizioni. Lo spettacolino che prova a dare una parte non piccola della politica italiana è tutto qui. Ci provano partiti grandi e partitelli meno significativi. Dei secondi fa parte LeU che si affida all’ineffabile De Petris che deve ripetere la scomunica alla destra, se no che ci sta a fare? Dei primi tanto i soliti Cinque Stelle che devono sempre fare finta di andare da una parte quando vanno nella direzione opposta (ma devono far stare unito il MoVimento, perbacco!), quanto il solito Salvini che deve tenere conto che lo zoccolo duro del suo elettorato col cavolo che vuol rinunciare ad una soluzione che sta mettendo a posto lo spread e rinvigorisce la Borsa, ma non può rinunciare a far sapere che però Draghi deve fermare i barconi e bloccare ogni patrimoniale (e meno male che ha rinunciato in ultimo alla scemenza della flat tax).

I cinici ci spiegheranno che è tutto normale, perché si sa che ogni partito deve tenere alte le sue bandierine, poi nella prassi si farà come si può. Forse che non l’abbiamo già visto tanto nell’esperienza del Conte gialloverde quanto in quella del Conte giallorosso? Si potrebbe farlo un po’ più pudicamente, come dimostra il PD che ha anche lui il problema di tenere insieme le capre e i cavoli, ma sa muoversi fra le formule con maggiore eleganza, ma non si può pretendere troppo dagli altri di questi tempi.

Dunque diciamo che tutto sembra avviarsi su una buona strada: Draghi raccoglierà un ampio consenso parlamentare (più o meno convinto) e riuscirà a varare un buon governo. L’uomo è esperto di negoziati difficili, ma soprattutto ha dalla sua strumenti di convinzione fondamentali, come sono la sua conoscenza profonda della situazione economico-sociale tanto a livello italiano quanto internazionale e il sostegno fondamentale di Mattarella che non è disposto a lasciare ulteriore spazio alle tribù politiche per giocare alle loro guerriglie. Soprattutto, checché ne diciamo i leader da talk show, sia Draghi che Mattarella hanno ben presente che il popolo è con loro, perché non gli interessano i mantra delle varie demagogie, ma la ricostruzione di un paese in cui vuole vivere bene ed avere un futuro per sé e per i suoi figli.

Certo con questo non vogliamo dire che da adesso in avanti la strada sia tutta in discesa. Troppi centri di potere vengono messi in discussione, troppi cambiamenti si profilano all’orizzonte. E non solo nel medio-lungo periodo. Fra non molti mesi c’è una tornata di amministrative cruciali e i partiti sanno bene che le affronteranno avendo sulle spalle il giudizio della gente circa il loro comportamento in questa crisi. Proveranno a buttare tutte le colpe sull’uomo brutto e cattivo, il solito Renzi che ha sfasciato alla cieca un equilibrio. Ma se grazie a quello sfascio lo spread sarà in condizioni migliori, arriveranno i soldi dalla UE, la campagna vaccinale e la lotta per contenere la pandemia andranno meglio, ci sarà un po’ di ripresa, cosa diranno? Cosa dirà il blocco M5S-PD-LeU che ha combattuto con lo slogan “o Conte o morte”? Cosa dirà la destra che ha sostenuto che la sola salvezza era il salto nel buio delle elezioni anticipate?

Non è che per questo Renzi porterà IV ad essere il partito chiave e probabilmente nemmeno a fare un salto clamoroso di consensi, ma sicuramente i partiti usciranno fortemente indeboliti nella loro pretesa di esercitare una leadership sul paese. Certo è da vedere come andrà la partita della composizione del governo. Anche un Messia ha bisogno di avere intorno a sé dei buoni apostoli. Draghi ne è senz’altro cosciente, perché è un uomo che ha lavorato nelle istituzioni in posizioni chiave e chi ha quell’esperienza sa benissimo che senza avere a disposizione una squadra all’altezza non si conclude molto.

Adesso dietro le quinte è cominciata la partita sorda per piazzargli accanto questo o quello. Sulle bandierine il premier incaricato può anche cavarsela con un po’ di slalom: una parte le può prendere, tanto sono generiche e innocue (chi può opporsi all’idea di lavorare a sostegno della parte disagiata del paese?), poi le applicherà bene; un’altra parte può mandarla a futura memoria, quando le circostanze avranno portato a superare l’emergenza e allora si potrà ragionare su piani grandiosi (se la giochino i partiti quando ci saranno le prossime elezioni). Lo aiuterà comunque il fatto che nessuno può permettersi ora il lusso di rompere, perché Draghi è davvero l’ultima spiaggia su cui si può approdare. Sulla costruzione della squadra di governo la faccenda sarà più complessa.

Non perché i partiti siano in grado di fargli trangugiare qualsiasi cosa, ma perché più trova profili che al di là di qualche mugugno siano largamente accettabili (innanzitutto dal paese) e capaci di costruire consenso, più sarà agevole arrivare ai risultati che si propone. Se possiamo dirlo, un elemento di debolezza di Monti fu il non avere soppesato con attenzione questi elementi nel formare la sua squadra. Comunque sia, i partiti dovrebbe stare molto attenti nell’esporsi nel teatrino dell’assurdo come stanno facendo con l’agitazione delle loro bandierine e con la recita dei loro mantra. Così fidelizzeranno ciascuno i propri pasdaran, ma perderanno il contatto con la gran parte del paese che crediamo abbia superato la fase dell’eccitazione per gli spettacoli della demagogia.


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Fabio Grandinetti

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