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VIBO VALENTIA – La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio. Ed è una sentenza di condanna per l’imputato. Un anno e quattro mesi (pena sospesa), risarcimento delle spese civili da liquidarsi in separata sede, provvisionali di decine di migliaia di euro nonché il pagamento delle spese legali. Si chiude così, poco più di un anno il processo per la morte di Eva Ruscio, che vedeva accusato del reato di omicidio colposo l’anestesista Francesco Costa. Procedimento che rappresenta il secondo troncone di un caso giudiziario nato il 5 dicembre del 2007 con il decesso della 16enne di Polia avvenuto all’interno della sala operatoria dell’ospedale “Jazzolino” durante un intervento di tracheotomia d’urgenza necessario per l’aggravarsi dell’ascesso peri tonsillare sorto alcuni giorni addietro. Prevale, quindi, la tesi dell’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Maria Gabriella Di Lauro, e dei patroni di parte civile (gli avvocato Giuseppe Arcuri, Francesco Martingano, Ettore Troielli, Giuseppe Pizzonia ed Ercole Massara, in rappresentanza dei familiari della studentessa, e dell’avvocato Giovanna Fronte per l’associazione CittadinanzAttiva) che avevano puntato decisamente sulla presenza di «gravi e inequivocabili responsabilità da parte dell’imputato» al quale veniva contestato una «condotta errata nel duplice intervento di intubazione della giovane studentessa dell’istituto magistrale “Capialbi”.
Per questo il pm aveva chiesto al tribunale monocratico nella persona del presidente Roberto Lucisano, la condanna alla pena di due anni. Di parere ovviamente opposto la prospettazione i difensori dell’anestesista, gli avvocati Giuseppe Altieri e Michele Pannia, che avevano invocato l’assoluzione del loro assistito. In particolare, il primo aveva parlato di cartella clinica «taroccata», della consulenza Manno-Di Mizio, a suo giudizio lacunosa, e, infine, della «carenza di controlli» fin da quando la giovane aveva fatto il suo ingresso in ospedale, la mattina del 3 dicembre. «Carenze e assenze – aveva aggiunto il legale – che hanno portato la vittima alla situazione grave che ne ha decretato la morte. Costa interviene non sottraendosi alle sue responsabilità di medico. Lo chiamano quando le condizioni di Eva Ruscio erano irrimediabilmente compromesse ed è l’unico che si rende conto della gravità delle condizioni la mattina del 5 dicembre».
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