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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta ed in particolare alla cosca “Mammoliti – Rugolo”, operante a Castellace di Oppido Mamertina ed in tutta la piana di Gioia Tauro. I tre sono ritenuti responsabili dei reati di: estorsione aggravata; intestazione fittizia di beni;furto aggravato; danneggiamento; incendio. Tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso. Le indagini, avviate nel gennaio 2012, hanno documentato le modalità attraverso le quali gli affiliati alla cosca si garantivano l’effettivo, seppur non formale, possesso di fondi agricoli in Castellace di Oppido Mamertina, Palmi e Oppido Mamertina, intimidendo i proprietari e rubando legname, causando incendi boschivi e numerosi danneggiamenti. 

In particolare, sono state accertate un’estorsione perpetrata costringendo 2 prestanome a sottoscrivere una scrittura privata per l’acquisizione di fondi agricoli nel comune di Palmi, che venivano ceduti e gestiti di fatto dalla cosca mediante intestazioni fittizie; una tentata estorsione perpetrata costringendo i soci di una cooperativa sociale a rifiutare l’assegnazione da parte dello Stato dei beni confiscati alla cosca stessa nel comune di Castellace di Oppido Mamertina; una tentata estorsione perpetrata costringendo il proprietario di un fondo a cederne la titolarità ed il godimento. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento restrittivo, nei confronti dei 3 soggetti, i Carabinieri hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di numerosi fondi, per un valore complessivo di 2 milioni di euro. 

 

LE POSIZIONI. Saverio Mammoliti, il 70enne storico elemento di spicco della omonima cosca di ‘ndrangheta di Castellace di Oppido Mamertina, che era divenuto collaboratore di giustizia, è uno dei tre arrestati nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno posto fine ai tentativi di intimidazione ai danni di proprietari terrieri della zona. Gli altri due soggetti tratti in arresto sono il figlio di Saverio Mammoliti, Antonino di 23 anni, e il figlio illegittimo, Danilo Carpinelli, di 28 anni. Saverio Mammoliti fino a qualche ora fa era ancora sotto tutela, in quanto collaboratore di giustizia. «Ciò dimostra – ha affermato il procuratore aggiunto della DDA Michele Prestipino – che non facciamo sconti a nessuno”. 
 
IL RUOLO DI MAMMOLITI. Il boss della ‘ndrangheta Saverio Mammoliti, di 70 anni, collaboratore di giustizia, è una delle tre persone arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’operazione contro la cosca Mammoliti-Rugolo. Gli altri arrestati sono il figlio di Mammoliti, Antonino, di 23 anni, e il figlio illegittimo dello stesso boss, Danilo Carpinelli, di 28 anni. «Il fatto che abbiamo arrestato Saverio Mammoliti – ha detto incontrando i giornalisti il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino – dimostra che nella nostra azione non ci sono sconti per nessuno». 
 
LA VALLE DEL MARRO NEL MIRINO. I tre arrestati sono anche accusati della tentata estorsione ai danni della coooperativa di Libera Terra Valle del Marro, nei confronti della quale si sarebbe tentato di imporre la rinuncia ad acquisire dei beni confiscati alla ‘ndrangheta. La cooperativa, tra l’altro, ha subito il taglio di 640 alberi ed il danneggiamento di alcuni mezzi. Libera,in Calabria rappresentata da don Pino Demasi, in relazione agli arresti, esprime «un plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine. È stato dato un segnale forte di presenza dello Stato, essenziale perchè ai cittadini ed alle imprese sane del territorio, che sono la maggioranza, venga restituito il valore della libertà d’impresa, del senso civico della crescita nella legalità. Gli attentati subiti dalla cooperativa non hanno fermato e non fermeranno la scelta, l’impegno, la determinazione di Libera e della sua rete nell’opera di restituzione alla collettività in Calabria, come in tante altre parti del Paese, di quanto le mafie hanno sottratto con la violenza e la minaccia». «Come Libera, insieme alla cooperativa Valle del Marro – è detto ancora nella nota – ci attiveremo per costituirci parte civile al processo perchè siamo convinti che anche in quei luoghi è importante accompagnare la ricerca di verità».

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