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COSENZA – Si è fatto arrestare senza porre resistenza: «Prima poi – ha detto – doveva capitare». Era ricercato dal 2008, ma la sua latitanza è finita venerdì sera. Ettore Lanzino, 57 anni, il superboss cosentino, il numero uno nella lista dei personaggi a cui si dava la caccia in riva al Crati e uno dei cento più ricercati d’Italia, è caduto nella rete dei carabinieri che lo hanno preso al termine di una vasta operazione condotta dai Ros, con l’ausilio del reparto Cacciatori e del Nucleo investigativo provinciale dell’Arma, guidato da Vincenzo Franzese.

Il padrino si era rifugiato in una mansarda a Commenda di Rende (Guarda le foto dell’operazione), nel Residence Park di via Adige: un rifugio molto spartano, con un cucinino, un bagno e poco più. Ed è lì che i militari lo hanno sorpreso nella serata di oggi.  I militari hanno circondato la zona e poi hanno bussato alla porta. Sarebbe stato proprio Lanzino ad aprire e non avrebbe opposto resistenza. E’ stato poi fermato anche un altro uomo, bloccato mentre portava derrate alimentari a casa del latitante: si tratta di Umberto Di Puppo, fratello di Michele, considerato boss dell’omonimo clan di Rende.

Secondo gli investigatori dell’Arma Lanzino godeva di un buon numero di fiancheggiatori, che gli portavano da mangiare, da leggere e della biancheria pulita (in mansarda, tra le altre cose, c’erano infatti quattro camicie stirate e tre pantaloni puliti). Nella piccola stanza, pulita e di colore azzurro, c’erano il divano letto, un tv, diversi dvd e un frigorifero pieno. C’era anche un binocolo, per controllare dall’alto ogni movimento. Terzo arrestato è stato proprio l’affittuario dell’abitazione in cui si nascondeva Lanzino, Renato Mazzulla, che al momento dell’uscita dalla caserma ha anche tentato di colpire con un calcio uno dei reporter che attendevano all’esterno. Davanti la caserma, ad attendere fino a tarda notte l’uscita del boss, diversi familiari. Alla sua vista in manette, il figlio maggiore di Lanzino ha dato in escandescenze, al punto che i militari lo hanno bloccato e portato in caserma. Davanti ai militari, la figlia del boss ha gridato: «Papà sei un eroe». 

Lanzino era ricercato per quattro ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa ed omicidio. Nell’aprile scorso, inoltre, era stato condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’assise di Cosenza come mandante di due omicidi compiuti nel 1999 e inseriti nell’ambito dello scontro tra cosche di Cosenza e della zona tirrenica per il controllo degli appalti. 

Sfuggì alla cattura quattro anni fa, quando scattò l’operazione Terminator contro le cosche bruzie. I pentiti lo avevano accusato di essere al vertice della criminalità organizzata cosentina insieme all’altro boss Cicero. «Cicero – ha detto Vincenzo Dedato durante un interrogatorio – era detenuto per quanto riguarda il Garden, e la stessa cosa Lanzino. Alla loro uscita diciamo, nel momento in cui hanno stretto questa alleanza. questo accordo, poi eravamo tutti, io ero già fuori, e quindi diciamo loro predisponevano a raccogliere le estorsioni diciamo nella città di Cosenza, nei vari negozi ed attività commerciali, noi invece abbiamo svolto l’attività estorsiva nei confronti delle aziende dell’autostrada». Alla domanda su chi prese la decisione di uccidere Vittorio Marchio così ha risposto Dedato: «Fu presa da Cicero, da Lanzino, c’era pure Chiodo. Poi – ha aggiunto – non erano discussioni organizzate e schematizzate, cioè ci si trovava per prendere un caffè in un bar e dice “c’è questo che da fastidio, vediamo come possiamo fare.”».

Ma il nome di Lanzino figura anche nell’inchiesta Terminator 4, quella che proprio ieri ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e dell’ex vicesindaco Pietro Ruffolo. La stessa per la quale è stata notificata in carcere un’ordinanza anche a Michele DI Puppo, il fratello di Umberto, scoperto proprio mentre portava cibo a Lanzino.

«Con la cattura di Ettore Lanzino lo stato si riappropria del territorio di Cosenza e di Rende» ha detto il Procuratore della Repubblica e capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, subito dopo l’operazione.   «Il Ros ed i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza – ha aggiunto – hanno compiuto una grossa operazione. L’arresto di Lanzino non è stato certo un caso ma è il frutto di una intensa attività che andava avanti da giorni e che ci ha portato a localizzarlo nella zona dove poi lo abbiamo arrestato.  Ai carabinieri ed ai colleghi della Dda che hanno coordinato l’attività va tutto il plauso per questa brillante operazione. Da parte mia c’è piena soddisfazione per questo arresto, che azzera totalmente i latitanti nella zona del cosentino».

 

 

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