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ESCONO di scena l’ex consigliere comunale Luigi Muraca, 53 anni e Tommaso Antonio Strangis, 57 anni, nei confronti dei quali è stata rigettata la richiesta di rinvio a giudizio (Pietro Rocca, 66 anni e Eliseo Ciccone 69 anni, ex direttore del servizio 118 dell’Asp, sono stati invece rinviati a giudizio) e l’ex consigliere comunale di Lamezia Luigi Muraca di 52 anni avanzata dalla Procura di Catanzaro pronunciandosi dunque per il proscioglimento da ogni accusa dopo essere rimasti coinvolti nell’operazione “Quinta bolgia”.

Muraca (difeso dagli avvocati Pietro Chiodo e Anselmo Torchia) e Strangis erano stati arrestati (domiciliari per Muraca e carcere per Strangis) nel corso del blitz scattato il 12 novembre 2018 quando furono emesse 22 ordinanze di custodia cautelare (fra carcere e domiciliari) su richiesta della Dda nei confronti di politici, imprenditori ritenuti di riferimento della cosca Iannazzo – Cannizzaro- Daponte, dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e dipendenti delle ditte Putrino e Rocca di Lamezia operanti nei servizi sanitari e onoranze funebri.

Agli indagati, a vario titolo, era stata contestata l’associazione per delinquere di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, illecita concorrenza con violenza o minaccia, abuso d’ufficio e peculato nonchè presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autoambulanze occasionale e su chiamata” (Strangis rimase coinvolto in qualità dell’Ats Croce Bianca a cui venne affidato il servizio ambulanze del 118) che avrebbe così continuato a fornire le gestito dall’Asp di Catanzaro.

Muraca era finito agli arresti domiciliari (poi revocati) ma ora il gip, Paola Ciriaco, ha ritenuto che la posizione dell’ex consigliere comunale (e di Strangis) non era meritevole nemmeno di un processo dopo che, invece, la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio.

Ma all’udienza preliminare le accuse contro Muraca e Strangis non hanno retto. Secondo le accuse, in particolare, l’ex deputato Giuseppe Galati (la cui posizione è stata già archiviata un anno fa), in concorso con Muraca, sarebbe intervenuto sull’allora direttore amministrativo dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Pugliese, in virtù dei rapporti esistenti tra Galati e Pugliese anche connessi al precedente conferimento dell’incarico dirigenziale a Pugliese, per l’affidamento del servizio ambulanza da parte dell’Asp di Catanzaro al gruppo imprenditoriale ritenuto ‘ndranghetistico Putrino.

La vicenda rientrava nel secondo filone dell’indagine, denominato “Gerione”, condotto dal gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo Guardia di Finanza di Catanzaro, che aveva riguardato, infatti, presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autoambulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’Asp di Catanzaro.

Tutte accuse che, però, in gran parte furono successivamente smontate dalla Cassazione che annullò l’associazione mafiosa tenendo in piedi, per alcuni indagati, l’illecita concorrenza. A seguito dell’operazione “Quinta bolgia”, come si ricorderà, l’Asp di Catanzaro fu sciolta e commissariata per infiltrazioni mafiose.

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