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MORMANNO -Alle 16.05, nell’aula della Camera, il Governo riferirà sul terremoto del Pollino. Lo rende noto il deputato Franco Laratta, delegato dal gruppo parlamentare del Pd a replicare all’esecutivo. E il dibattito verterà sulla mancata concessione dell’stato d’emergenza dopo la scossa di magnitudo 5 avvenuta nella notte di venerdì. Intanto la terra continua a tremare e si fa fatica a scollarsi di dosso la paura. La frase detta ieri dal sindaco di Mormanno, Guglielmo Armentano, è più che eloquente: «Stiamo valutando, con gli altri sindaci della zona, un’azione forte. Non possiamo essere abbandonati. Questo paese rischia di chiudere. Da soli non ce la facciamo». Nella notte sono state registrate tre scosse, la più forte delle quali di magnitudo 2.6. Due scosse, di 2.1, ventiquattro ore prima, anche più giù, in Sila. E la mattinata è ricominciata con una scossa da 2.7 sul vicino Monte Sirino e con una, ancora più forte, di grado 2.9 a Rotonda, appena al di là del confine lucano. «Non possiamo essere abbandonati – insiste il primo cittadino di Mormanno – stamani una famiglia mi ha avvicinato e mi ha detto che se continua così se ne andrà a Roma».
Del resto, la situazione, tradotta in numeri, mostra tutto il suo lato più difficile: al momento ci sono 95 abitazioni del centro storico (40 sono state dichiarate inagibili ieri nel corso dei 206 controlli effettuati dai vigili del fuoco). Ma non ci sono solo quelle. Otto chiese su dieci sono chiuse, ma soprattutto è chiuso l’ospedale che al momento del sisma ospitava 36 degenti. Adesso la struttura è transennata ed il personale sarà trasferito in blocco nell’ospedale di Castrovillari. Tre container sono stati allestiti nelle vicinanze come punto di primo soccorso, ma per avere una parola definitiva sulla staticità della struttura occorreranno settimane e, comunque, alla fine sarà necessario metterci mano per adeguarla. Ed inevitabilmente serviranno soldi. E poi ad essere stati colpiti sono anche gli esercizi commerciali. Proprio ieri è stato dichiarato inagibile il supermercato situato nella piazza centrale del paese. La gente continua a dormire nelle auto, mentre i carabinieri pattugliano le strade del centro di Mormanno per evitare l’odioso fenomeno degli sciacalli.
E tornano alla mente come in un incubo le parole del capo della protezione civile Franco Gabrielli che venerdì scorso, al termine di un sopralluogo, ha detto di non ravvisare le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità. Affermazioni che non hanno mancato di provocare reazioni in tutta la regione, con una levata di scudi del mondo politico. Il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta ad intervenire sul Governo centrale per arrivare alla dichiarazione dello stato di emergenza.
Sulla necessità di dichiarare lo stato di calamità si sono trovati d’accordo 37 senatori (primo firmatario Antonio Gentile con i calabresi Franco Bevilacqua, Vincenzo Speziali, Giuseppe Valentino e Giovanbattista Caligiuri) che lo hanno chiesto, in una mozione urgente, al Governo. I senatori chiedono di «intervenire con tempestività per venire incontro alle necessità di una popolazione che si sente abbandonata dalle istituzioni e che vive con terrore la quotidianità, prevedendo supporto psicologico ed economico, ed ispezionando le lesioni già procurate dal sisma».
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