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Luigi De Magistris

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COSENZA – La discesa in campo del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, già pm a Catanzaro, ha creato un piccolo terremoto nelle stagnanti acque della politica regionale calabrese.

Sindaco perché la candidatura in Calabria?

«La candidatura in Calabria coincide con la fine del mio mandato a sindaco di Napoli e avverto in questa nuova esperienza un’avventura politica straordinaria e la decisone viene da sollecitazioni, messaggi, email, whatsapp, dalla Calabria, da una terra con cui ho mantenuto da sempre, legami fortissimi. Sono entusiasta, di cominciare con i calabresi che vogliono il riscatto, un’avventura che mi auguro ci porterà a governare una regione straordinaria come la Calabria»

Chi pensa o spera di poter aggregare intorno al suo nome?

«Il mio impegno è fare un’aggregazione civica al di fuori del ceto politico tradizionale, che ha soffocato la Calabria. Una coalizione civica che dia voce alle tante donne e uomini della Calabria, che come singoli o come elementi della collettività hanno fatto e fanno tanto per la loro terra. Per questo non sono un candidato che si rinchiude nei recinti tradizionale della politica. Cominceremo questa avventura assieme ai calabresi, dando voce a storie credibili, storie vere non appartenenti a un ceto politico che ho ben conosciuto da magistrato e che ben conosco da quando faccio politica e che ha profondamente tradito quella terra».

La condizionerà il suo passato da pm a Catanzaro? C’è chi pone un problema di inopportunità della sua candidatura a governatore…

«Inopportunità mi fa ridere. Io sono stato cacciato dalla Calabria per inchieste delicatissime che facevo nei confronti di un sistema criminale che approfittava dei calabresi. Sono l’unico assieme a Di Pietro ad essersi dimesso dalla magistratura nel 2009 e faccio politica da dodici anni. Anzi più che l’inopportunità ci vedo l’importanza di quelle esperienza, che mi consente di conoscere benissimo il sistema criminale calabrese. I calabresi sanno di che pasta sono fatto, di onestà, coraggio e autonomia e l’esperienza, poi, istituzionale e politica mi consente di poter coniugare, assieme alla squadra che mi accompagnerà, rottura del sistema e capacità di governo».

La sua candidatura può essere letta come un segnale di un Sud che fa rete per riequilibrare la distribuzione delle risorse da parte dello Stato centrale e la creazione di un Mezzogiorno finalmente competitivo?

«Assolutamente sì! Del resto in questi anni, Napoli non è più la città con i rifiuti in primo piano, depressa e mortifica. Oggi Napoli è una città che ha acquisito forza, autorevolezza e dignità. Mai più Calabria col cappello in mano e con la testa china. Saranno i calabresi i protagonisti del loro destino e dimostreremo che il Sud, nella sua autonomia è il motore di una nuova Italia, Mediterraneo, Europa e non zavorra, come vuol far credere qualcuno. Soprattutto spezzeremo quel legame sul controllo della spesa pubblica, che ha unito in modo malefico la classe politica meridionale col sistema romano».

I poteri forti che ha descritto nel suo libro “Assalto al pm” operano ancora? Se sì, come pensa di contrastarli?

«Operano ancora in maniera anche forte. Negli ultimi tempi registro, però, segnali importanti da parte di quella magistratura, che con autonomia e indipendenza contribuisce al ripristino della legalità in una terra così martoriata. La mia esperienza di magistrato, la forza politica che mi sono conquistato in questi anni, assieme ai tanti calabresi, la maggioranza che vogliono il riscatto, saranno gli elementi che contribuiranno a spezzare quel sistema che, attraverso la spesa pubblica, vuole tenere al guinzaglio una regione che non vede l’ora di far esplodere le proprie energie e le proprie risorse».

Com’è andato l’incontro con Carlo Tansi, che ha parlato di “convergenze parallele”?

«A mio avviso è andato bene e se ne dovranno fare altri, io credo ci sono tutte le condizioni per creare una coalizione civica insieme, perché Tansi in questi mesi ha rappresentato sicuramente un elemento di novità. E questa è anche l’area a cui ci dobbiamo rivolgere, perché ha una posizione di alternativa e di forza rispetto ai soliti schemi politici. Quindi io mi auguro che ci possa essere una convergenza che ci porti poi a vincere queste elezioni così importanti».

Jasmine Cristallo leader calabrese delle Sardine ha detto che per la Calabria non serve “un uomo della provvidenza” e di non essere d’accordo alle “auto- candidature”. Cosa risponde?

«Non sono un uomo della provvidenza, sono un uomo del popolo, come sempre. Non sono un nominato sono uno che con umiltà e determinazione sta fra la gente e cerca di dare voce a chi voce non ha. La mia, quindi, non è una candidatura calata dall’alto, ma è una candidatura sollecitata dal basso e che lieviterà dal basso».

Diversi nomi eccellenti da lei conosciuti durante le sue indagini, stanno riaffiorando a distanza di oltre dieci anni, in alcune nuove inchieste della procura di Catanzaro. Ciò che impressione le fa?

«Sono passati tanti anni e le cose non sono mai uguali, ma un po’ alla volta, come si dice il tempo è galantuomo, stanno venendo fuori tanti fatti e tanti nomi che ben quindici anni fa circa, portai alla luce con le mie indagini e fui fermato dal sistema, proprio per il lavoro di magistrato che stavo svolgendo in Calabria».

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