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MORMANNO (CS) – Le prime 24 ore sono trascorse, ora sul Pollino bisogna guardare avanti. La notte dopo quella della grande scossa è trascorsa senza forti sussulti, anche se a Mormanno, epicentro del sisma che tra giovedì e venerdì ha scaricato una magnitudo di 5.4, quando i sismografi si fermano poco sopra quota 2 tutto trema e nella valle, spesso, risuona il boato. Stanotte è successo soprattutto all’1.20 e alle 4.42, quando si è raggiunta magnitudo 2.8. Per le decine di sfolalti è stata una notte trascorsa in auto o da amici. E per qualcuno oggi è addirittura il giorno dell’addio: una coppia di pensionati ieri ha caricato tutto quello che poteva sulla propria auto bianca, poi è andata a dormire in campagna. “E da oggi addio Mormanno, qui non se ne può più”, dichiara l’uomo alla guida. Per vigili del fuoco e protezione civile oggi la priorità sono i controlli: ci sono da smaltire decine di segnalazioni di edifici a rischio, dopo che le lesioni si sono aperte o allargate sulle pareti. L’ospedale di Mormanno invece resta chiuso in attesa di controlli strumentali sulla stabilità. Chiuse anche le scuole. E l’acqua potabile nelle zone più colpite va usata con prudenza. I paesi coinvolti nel primo cerchio dell’emergenza sono 8: oltre a Mormanno ci sono Laino Borgo e Laino Castello, Acquaformosa, Morano, Castrovillari, Altomonte e Papasidero. Per gli altri il livello di attenzione è basso e le richieste di controlli vengono messe in coda. I sindaci continuano a reclamare lo stato di calamità che Roma, al momento sembra intenzionata a non concedere. E intanto il governatore Scopelliti alza la posta: “Qui bisogna pensare anche al futuro, stavolta è andata bene, ma servono investimenti per mettere tutto in sicurezza, dobbiamo essere uniti”.
Nell’attesa, i cittadini di Mormanno possono solo consolarsi con la tenuta dimostrata finora dalle loro case – “ma non facciamoci prendere dall’ottimismo” ha raccomandato il prefetto di Cosenza – e dalle lodi ricevute dal capo della Protezione civile Gabrielli per la loro lucidità nel seguire le procedure di emergenza. Sperando che non sia necessario tornare a dimostrarla.
Nel frattempo, Franco Torchia ha evidenziato come «ci sono almeno il 40% delle abitazioni lesionate. Ce lo dicono i vigili del fuoco, che ancora hanno solo parzialmente esaminato le abitazioni del centro storico». È amareggiato il sottosegretario alla Protezione Civile della Regione Calabria. «La situazione è più critica di quello che sembrava all’inizio», ammette Torchia. «Ieri Gabrielli ha detto che non c’erano i presupposti per dichiarare lo stato di alamità, ma credo che debba rivedere questa affermazione», dice invece Domenico Pappaterra, presidente del parco nazionale del Pollino, che tra l’altro abita proprio a Mormanno. «Qui c’è bisogno di molti più aiuti di quelli finora mandati», conclude Pappaterra.
Per quanto riguarda, poi, le scuole a Mormanno riapriranno lunedì mattina, dopo essere state chiuse per due giorni a scopo precauzionale. «Mi sono state consegnate adesso le schede che dichiarano l’agibilità dei plessi – ha detto il sindaco Guglielmo Armentano – e quindi lunedì riapriranno. Era quello che volevamo per dare il segno di un ritorno alla normalità. Qui la situazione è seria. Siamo estremamente felici per il fatto che non ci sono state vittime e feriti ma per tornare ad una vera normalità occorre che sia fatta una verifica veloce dei danni del terremoto e l’impegno di chi dovrà accompagnarci nell’opera di ripresa. Siamo grati all’Ordine degli ingegneri che ha già mandato una quindicina di esperti e lunedì incrementerà il gruppo, per aiutarci nei controlli. Anche per l’ospedale è necessario che siano accelerati i tempi per adeguarlo e poterlo riaprire. È una struttura che è stata costruita negli anni ’60. È ovvio che necessiti di interventi». Da domani, inoltre, una task force vigilerà sul movimento franoso di una collina a ridosso del centro abitato che potrebbe rimettersi in movimento a causa della pioggia caduta sul paese e che dovrebbe proseguire anche nei prossimi giorni.
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