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MORMANNO (CS) – La grande palestra del liceo scientifico destinata a ospitare gli sfollati di Mormanno alle 21 era ancora vuota. Gli uomini della protezione civile arrivati da Catanzaro hanno scaricato cento brandine imballate a due a due, ciascuna dotata del materasso. Sono rimaste chiuse, così come la cucina da campo capace di sfornare cento pasti caldi ogni ora. Per la prima notte dopo la grande scossa, gli sfollati di Mormanno hanno scelto due opzioni diverse da quelle predisposte per loro. Una è stata quella di appoggiarsi alla rete di solidarietà costituita da parenti e amici che vivevano in case più solide, meglio ancora se fuori dalla zona più rischiosa costituita dal raggio di comuni messi a dura prova dal sisma: Mormanno, innanzi tutto, ma anche Laino Borgo, Laino Castello, Altomonte, Castrovillari, Acquaformosa, Papasidero, Morano.
L’altra soluzione scelta da chi ha visto la propria casa sigillata dalle forze dell’ordine, è stata quella di rifugiarsi in auto, in uno spiazzo al sicuro dall’incubo dei crolli. Nell’area industriale a sud del paese di Mormanno c’erano alcune famiglie di camionisti. Una vettura invece è passata stracarica di bagagli, con a bordo una coppia che si allontanava il più possibile.
Non poteva essere una notte come le altre, nei luoghi in cui 24 ore prima si era toccata una magnitudo 5.4. “Abbiamo visto la morte in faccia” ha detto il presidente del Parco del Pollino, Domenico Pappaterra. E anche se non ci sono state vittime – l’unica si è registrata a Scalea, a decine di chilometri di distanza e solo a causa della paura – il prefetto ci ha tenuto a sottolineare che non ci si può far prendere dall’ottimismo nè dall’assuefazione alle scosse.
E infatti la gente per strada, nel pomeriggio si salutava dicendo: “Ci è andata bene”. E la sera si guardava incerta, senza sapere se fosse più giusto scegliere di passare una notte in strada o rischiare di farsi sorprendere nel sonno da un nuovo terremoto. Solo nel pomeriggio ce ne sono stati nove con magnitudo compresa tra 2 e 3. Tre volte la terra ha tremato nel corso della riunione operativa serale che è servita a fare un bilancio dei danni riscontrati nelle prime 24 ore: 19 sopralluoghi con 16 case dichiarate inagibili a Mormanno, mentre a Laino Borgo su 24 verifiche effettuate, 21 abitazioni sono risultate da chiudere. E poi problemi all’acqua corrente, con un’ordinanza che per prudenza sconsiglia di berla, e con i luoghi di culto, specie quelli più antichi. E anche un’allerta meteo con l’arrivo di piogge abbondanti.
Al prefetto i sindaci hanno richiesto di intercedere perché venga proclamato lo stato d’emergenza: in mattinata il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, aveva dichiarato che non esistevano le condizioni, ma decisivi saranno la richiesta formale della giunta regionale e soprattutto i rapporti inviati al ministero.
Le scuole, intanto, in tutta l’area resteranno chiuse anche per la giornata di sabato. Nella speranza che la situazione torni a stabilizzarsi. Ma anche con la consapevolezza di ciò che a poche ore dalla scossa più forte aveva dichiarato Gabrielli: “Questi non sono i titoli di coda”.
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