4 minuti per la lettura
Dovranno rientrare entro il primo febbraio gli studenti delle scuole secondarie superiori. Entro quella data la Regione Campania dovrà predisporre “le misure attuative e proattive individuate dal Dpcm” per “l’effettiva e sostenibile fruibilità dei servizi scolastici in presenza”. A deciderlo la quinta sezione del Tar della Campania, presidente Maria Abbruzzese, che ha accolto il ricorso presentato da alcuni genitori contro le ordinanze del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che però non vengono immediatamente sospese perché al momento, si legge, “non vi sono evidenze circa l’effettivo appresta – mento delle necessarie misure”.
Intanto, arriva il via libera della Regione alla secondaria di primo grado. Ieri la pubblicazione dell’ordinanza in cui si chiarisce che le scuole secondarie di primo grado “riapriranno in presenza lunedì 25 gennaio, salve diverse valutazioni di competenza dei Sindaci o dei Dirigenti scolastici. I Dirigenti scolastici dovranno comunque certificare la sussistenza delle condizioni e requisiti di sicurezza sanitaria prescritti dal vigente Piano di sicurezza per la ripresa delle attività della scuola, oltre ai requisiti di sicurezza generale.
Si dispone inoltre lo svolgimento di attività di monitoraggio e di screening sul personale della scuola e sugli alunni delle classi o plessi interessati da casi di contagio, a cura delle ASL e dei medici di medicina generale. Rimane a cura delle Asl anche il controllo del rispetto dei protocolli di sicurezza nelle scuole”. In riferimento “alle scuole secondarie di secondo grado (superiori), si dispone la ripresa in presenza a partire da lunedì 1 febbraio 2021, salve diverse valutazioni di competenza dei Sindaci o dei Dirigenti scolastici”.
E’ affidata ai singoli dirigenti scolastici “la individuazione della percentuale di studenti in presenza (tra il 50 e il 75%), con espressa raccomandazione di adottare un criterio prudenziale, al fine di minimizzare i contagi”. Ma c’è malcontento anche tra una parte delle famiglie che speravano di poter posticipare il rientro, soprattutto ora che i contagi cominciano a diffondersi anche tra gli studenti come testimoniano i casi della Perna Alighieri e di Ariano. E’ lo stesso presidente Vincenzo De Luca a ribadire come la riapertura delle scuole in Campania, è “in linea con quanto deciso dalla Regione Campania.
Mentre la valorosa ministra Azzolina continuava a dire di riaprire le scuole il 7 gennaio, la Regione Campania aveva deciso di scavallare il mese di gennaio per verificare se l’epidemia, dopo 2-3 settimane dal Natale e Capodanno, riprendeva o era controllabile. Questo era il motivo, nessuna particolare malvagità. Siamo arrivati a raggiungere i nostri obiettivi. Il 1 febbraio riapriranno anche le secondarie, il nostro obiettivo è, con la collaborazione con i medici di base, fare i test antigenici rapidi dentro le scuole”.
De Luca non dimentica i casi di alunni positivi che si sono verificati nelle primarie in questi giorni: “E’ a questo che dobbiamo guardare, i dati sanitari. Invece si ha l’impressione che facciano i ricorsi al Tar come se l’epidemia non esistesse”. Intanto, alcuni sindaci hanno scelto di posticipare il rientro, ad Avella e Domicella anche la secondaria di primo grado tornerà in classe il primo febbraio, a San Nicola Baronia bisognerà attendere l’esito dei tamponi. A Forino le scuole resteranno chiuse oggi per procedere all’adozione di idonee misure di igienizzazione e sanificazione.
A Bagnoli scuole chiuse fino al 30 gennaio per motivi legati alla situazione epidemiologica del territorio. Antonio D’Oria della Uil spiega come “la sentenza del Tar ha costretto la Regione a modificare il piano stabilito, creando non poca confusione tra le famiglie, costrette da un giorno all’altro a riorganizzarsi per accompagnare i figli a scuola. Noi della Uil continuiamo a credere che la gradualità sia la scelta migliore. Il Tar indica il primo febbraio come data per il rientro degli studenti delle superiori, abbiamo ricevuto ampie rassicurazioni dal prefetto ma è chiaro che solo i fatti potranno dirci se il piano stabilito in città e in provincia sarà realmente efficace e sarà sufficiente ad evitare assembramenti davanti alle scuole o negli spazi di attesa dei pullman.
Diamo atto al prefetto di aver lavorato in questa direzione, coinvolgendo Protezione civile e associazioni del volontariato ma il timore è che neppure questo possa bastare. A ciò si affianca l’impossibilità di effettuare screening sul personale docente, dati i tempi ristretti per il rientro. Percepisco da parte delle famiglie tanta preoccupazione. Ma soprattutto c’é amarezza per quei mesi sprecati”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA