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CATANZARO – Di tornare a Parma dal padre non vogliono saperne. La loro vita è lì, accanto alla madre, a Catanzaro Lido, dove la donna sta tentando di raccogliere i cocci di un’esistenza segnata da un matrimonio fallito. Accanto ai suoi due figli ormai adolescenti. Ma questo la legge non lo sa. Non lo sa il giudice del Tribunale di Parma che applica quella legge. E, che, più volte, ha già spedito la polizia a prelevare i due figli “contesi”, per riportarli nella città dove devono vivere. Quella legge sorda ai richiami del cuore. Indifferente alle lacrime versate da un fratello e una sorella che, quella legge, non possono e non vogliono capire.
Ai due ragazzi viene negato il diritto allo studio perché, i due fratelli, di 11 e 13 anni, neanche a scuola possono andare. L’istituto di Parma non ha rilasciato il nulla-osta. Il padre ha diffidato il dirigente scolastico a procedere in tal senso. Così a Catanzaro nessuna scuola può accoglierli, nonostante le numerose istanze presentate, a chi di competenza. Da parte del personale dell’Ufficio minori della Questura di Catanzaro, guidata dal questore Guido Marino, tentativi di convincimento puntualmente falliti. Anche il padre ha raggiunto i figli a Catanzaro. Li ha incontrati. Li ha pregati a seguirlo. Ma loro non hanno voluto. Hanno declinato l’invito e sono tornati dalla madre. La quale, per voce del suo legale, ha chiesto, al presidente del Tribunale di Parma, di ascoltare i suoi ragazzi. Entrambi sottoposti anche a cure psichiatriche per le pressioni emotive subìte e il 20 ottobre i due ragazzi saranno ascoltati insieme ai propri genitori.Il 7 novembre è invece il termine entro il quale il perito potrà fornire indicazioni sui provvedimenti urgenti da adottare. Fino a quella data i “figli contesi” non potranno lasciare Parma. E la scuola? Può attendere. Insieme al diritto dei minori a vivere felici accanto ad una madre che, dopo averli portati in grembo per nove mesi, non vuole perderli.
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