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PALMI (RC) – «Ho visto quella gatta morta di sua sorella, ammazzatela subito o sarà una valanga di guai»: ad esprimersi così è Rocco Pesce parlando con i suoi familiari in carcere ed il riferimento è a Giuseppina Pesce, la nipote, diventata collaboratrice di giustizia. Del colloquio, il Tribunale di Palmi, su richiesta del pm, ha autorizzato la trascrizione ed il 24 ottobre affiderà l’incarico peritale nell’ambito del processo alla cosca Pesce di Rosarno.
L’intercettazione è avvenuta nel luglio del 2011, quando Rocco Pesce non era ancora al regime di carcere duro, che gli è stato inflitto dopo avere inviato una lettera di minacce al sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, episodio per il quale è stato condannato a cinque anni di reclusione. Il colloquio avviene mentre, a fianco, è in corso il colloquio del nipote Francesco, fratello di Giuseppina, figlia del boss Salvatore, con i suoi familiari. L’acquisizione e la trascrizione dell’intercettazione è stata chiesta dal pm della Dda reggina Alessandra Cerreti al termine di un’attività integrativa d’indagine. Oltre a quella di Rocco Pesce, il pm ha chiesto ed il tribunale ha accolto, la trascrizione di alcune intercettazioni agli atti delle inchieste Crimine e Cosa Mia, oltre ad altri colloqui dai quali emerge, secondo l’accusa, il tentativo di pressione dei familiari di Giuseppina di indurla a ritrattare in una fase, l’estate del 2011, nella quale aveva interrotto la collaborazione.
In un’altra intercettazione in carcere, il fratello di Giusi dice alla nonna che «è una storia di famiglia e la risolveremo noi», al che la nonna risponde mimando il gesto dello sgozzamento, portandosi il pollice sotto la gola e facendolo scorrere da un lato all’altro, che è stato ripreso in una fotografia dagli investigatori. In un’altra ancora, la madre della pentita parla con la nipote di 17 anni e le dice che se chiama la madre le deve dire che per loro è morta. Il Tribunale ha anche accolto la richiesta delle difese di sentire il padre ed i fratelli del marito di Giuseppina Pesce, mentre ha respinto la richiesta di sentire l’ex procuratore aggiunto di Reggio Calabria Salvatore Boemi ed il magistrato di Cassazione Corrado Carnevale, citati dalla pentita nel corso della sua deposizione. Boemi ha querelato Giuseppina Pesce e Carnevale, in una dichiarazione, ha smentito di avere mai conosciuto qualcuno del clan Pesce.
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