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CATANZARO – E’ arrivata la condanna per l’uomo accusato di essere l’artefice della strategia del terrore contro i magistrati Reggio Calabria. Sei anni e quattro mesi sono stati inflitti oggi a Catanzaro, nel processo con rito abbreviato, ad Antonino “Nino” Lo Giudice, una delle quattro persone finite nel procedimento penale scaturito dagli attentati di due anni fa contro i magistrati in servizio alla Procura reggina.
Riprenderà invece il 22 ottobre il giudizio immediato che si sta tenendo davanti al tribunale collegiale di Catanzaro a carico degli altri tre imputati nel medesimo procedimento: il boss Luciano Lo Giudice, fratello di Antonino; Antonio Cortese, ritenuto l’armiere della cosca Lo Giudice nonchè uno degli esecutori dell’attentato alla sede degli uffici della Procura generale di Reggio, e Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese.
Per Nino il pubblico ministero Salvatore Curcio aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione e mille euro di multa (pena scontata per la scelta del rito abbreviato nonchè per l’applicazione della disciplina relativa ai collaboratori di giustizia). L’uomo aveva svelato, dopo essere passato dalla parte della giustizia, i retroscena degli attentati contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio. A fine 2010, infatti, si era autoaccusato e aveva spiegato di essere stato lui il mandante delle bombe fatte esplodere avanti al portone della Procura generale di Reggio Calabria, contro l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro nonché dell’intimidazione all’ex procuratore ora a capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. Rivelazioni che permisero di accertare le responsabilità non solo del fratello ma anche di Cortese e Puntorieri.
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