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L'Asp di Cosenza

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Cos’hanno in comune Diego Sergio, Erminia Pellegrini, Aurora De Ciancio, Daniela Saitta, Giuseppe Zuccatelli e Cinzia Bettelin? Tutti e sette sono stati commissari della più grande Asp della Calabria e una delle più grandi del Mezzogiorno, quella di Cosenza. Tutti e sette, però, hanno anche un’altra cosa in comune ovvero nessuno di loro è riuscito ad approvare il bilancio consuntivo 2018 dell’azienda sanitaria.

L’ultima che ci ha provato è stata appunto la veronese Bettelin (LEGGI DELLA SUA NOMINA), nominata in quota Lega con il primo Decreto Calabria e andata via giusto qualche giorno fa con l’arrivo del nuovo commissario.

La manager, sentita dalla commissione Vigilanza della Regione Calabria nel settembre 2019, aveva assicurato gli autorevoli membri della commissione che avrebbe certamente approvato il documento contabile ovviamente «qualora non riscontri criticità o illegittimità». La Bettelin invece è andata via senza approvare un bel nulla. Segno che evidentemente in quel bilancio c’è più di una criticità. Nessuno però ha spiegato quali.

Il successore della Bettelin, Carlo La Regina, si è insediato nelle vesti di neo commissario dell’azienda giusto due giorni fa (LEGGI LA NOTIZIA). «Il mio modus operandi – ha detto – è semplice: sarò io a muovermi. Non sarò sempre a Cosenza, ma andrò verso le periferie, per ascoltare e capire le criticità tramite chi opera quotidianamente sui territori. Credo nella leadership diffusa, perché in territori così vasti è fondamentale risolvere i problemi cercando di fare squadra».

In realtà forse La Regina più che andare sui territori dovrebbe stare in azienda per tenere sotto stretto controllo i conti e magari sciogliere il dubbio relativo al bilancio 2018, visto che la mancata approvazione del consuntivo di quell’anno in pratica blocca l’approvazione degli altri bilanci che difatti non sono stati approvati.

Questo è uno dei motivi per cui nessuno sa con certezza a quanto ammonta il debito della sanità calabrese. Basti considerare che ogni anno all’Azienda cosentina la Regione Calabria trasferisce qualcosa come un miliardo e 250 milioni, quasi un terzo delle risorse complessive che lo Stato assegna alla Calabria per il servizio sanitario regionale.

Tornando all’audizione della Bettelin alla Regione, la manager aveva affermato che il debito dell’Asp cosentina era stimabile in 547 milioni di euro al netto degli interessi e delle spese legali maturate.

Ma cosa c’è dentro questo bilancio del 2018 che nessuno riesce ad approvare? Perché a distanza di due anni ancora non si chiude? Dubbi che ha sollevato in passato il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione membro della commissione regionale di Vigilanza. Non si sa, però, nulla di ufficiale. Ci viene in soccorso la relazione dell’ufficio del commissario al Piano di Rientro del 16 dicembre scorso. Nella relazione, in riferimento all’Asp di Cosenza, si ribadisce che non sono stati approvati i bilanci ufficiali. In base ai dati pervenuti però dal sistema sanitario nazionale il bilancio dovrebbe presentare un buco di circa 62 milioni. Molto probabilmente qui si annida il problema, visto che c’è chi dice che questi 62 milioni sono costituiti per la gran parte da fatture non contabilizzate e/o debiti fuori bilancio.

Si perché il sistema contabile è il vero tallone d’Achille di molte Asp calabresi, assediate da una gragnuola di pignoramenti e decreti ingiuntivi a cui gli uffici legali non riescono a far fronte. E’ di qualche giorno la chiusura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che vede indagate venti persone (fra cui l’ex assessore regionale al Bilancio, Maria Teresa Fragomeni) per dei doppi pagamenti effettuati a favore di una struttura privata di Siderno.

L’ulteriore prova di quanto ebbe a dire l’ex commissario al Piano di Rientro, Massimo Scura, nel corso di un convegno presso l’Unione degli industriali regionale a Catanzaro. «L’Asp di Reggio Calabria è la migliore banca in circolazione. Garantisce il 9% di rendimento annuo sui crediti dei privati». Le stesse parole vennero riprese, citandolo, dal Presidente della Corte dei Conti regionale, all’apertura dell’anno giudiziario 2016.

Da allora ad oggi non è cambiato molto. Anzi il “modello Reggio” è stato esportato. Così i privati che vantano dei crediti, veri o ipotetici, con le Asp calabresi non hanno nessuna fretta di incassarli, anzi. Tanto sanno benissimo che hanno un rendimento che nessun investimento in questo momento può garantire. Per questo le grandi società di factoring del nord fanno a gara ad acquistare questi crediti dal rendimento garantito.

Un esempio viene ancora da Cosenza. C’è una delibera significativa del 29 aprile del 2019 in cui vengono liquidati dalla Banca Ifis (che evidentemente aveva acquistato il credito da un privato) 2.718.975,85 euro. Di questi 1.076.319,44 è la quota capitale del credito; il resto ovvero 2.337.173,65 sono interessi maturati per ritardato pagamento. In pratica il debito per l’Asp si è raddoppiato.

Ancora c’è un’altra delibera, questa volta del 24 luglio 2019, ancora più significativa. Protagonista è sempre la stessa banca, Ifis. Questa volta la somma liquidata è la seguente 1.038.874,15 euro come quota capitale e ben 4.397.988,58 quale interessi per ritardato pagamento. Nella stessa delibera si scrive che il ritardo è dovuto alla gran mole di documenti di cui si contesta il mancato pagamento, circa 5000 fatture. Dall’analisi fatta dall’Asp è venuto fuori che una parte di esse sono state pagate, un’altra parte solo liquidate, una parte ancora solo registrate e una fetta che non risultano da nessuna parte.

Questa delibera i commissari che gestiscono la sanità calabrese dovrebbero tenerla ben a mente. Descrive bene come funziona un sistema in cui l’Asp non riesce a stare dietro al contenzioso per le falle del suo sistema contabile e il credito in pochi anni per effetto degli interessi e spese legali viene praticamente triplicato. Questa è la strada che prendono i soldi in Calabria che anziché essere spesi in cure e assistenza sanitaria vengono fagocitati da cause e liti giudiziarie. Di questo dovrebbe seriamente occuparsi il Governo che dopo la tragicomica scelta del nuovo commissario nessuno ha più visto da queste parti. Non è più venuto néil Ministro Speranza, né il suo vice Sileri. Il commissario Longo si trova tutto da solo a sbrogliare l’intricata matassa dei debiti e la difficile erogazione ai calabresi almeno dei livelli essenziali di assistenza. I risultati per ora non lo stanno premiando.


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