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PALMI (Reggio Calabria) – La polizia ha arrestato due fratelli di Palmi, Giuseppe e Antonio Galimi, rispettivamente di 34 e 30 anni, con l’accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dalle finalità di agevolare la cosca di ‘ndrangheta denominata «Gallico». I due secondo l’accusa si sarebbero fittiziamente attribuiti la titolarità formale di una impresa edile, la «A.G.G. Costruzioni s.r.l.», con sede a Palmi, azienda il cui reale titolare, sempre secondo l’impianto accusatorio, sarebbe invece Vincenzo Galimi. Quest’ultimo è il padre dei due arrestati: 61enne nato a Seminara, è latitante dall’8 giugno 2010, poichè sfuggito all’arresto per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso ed intestazione fittizia di beni nell’ambito dell’operazione denominata «Cosa Mia», condotta nel 2010 con l’esecuzione di 52 misure coercitive personali. 

L’indagine aveva fatto luce sulle infiltrazioni mafiose negli appalti, e soprattutto i subappalti, relativi ai lavori di ammodernamento del V macrolotto dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Il gip presso il Tribunale di Palmi aveva ritenuto non sussistenti le esigenze di custodia cautelare per gli odierni arrestati, decisione avverso la quale i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria avevano presentato appello al Tribunale della Libertà. Con ordinanza del 3.10.11 il Tribunale della Libertà ha accolto l’appello della pubblica accusa. L’ordinanza è divenuta esecutiva solo due giorni fa, quando la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla difesa dei Galimi.

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