2 minuti per la lettura
GIOIA TAURO (Reggio Calabria) – I rischi di infiltrazione della ‘ndrangheta nel porto di Gioia Tauro non sono debellati. È quanto emerso dalla seconda giornata degli Stati generali del porto promossi dall’europarlamentare del Pd Pino Arlacchi in collaborazione con le amministrazioni comunali di Gioia Tauro e San Ferdinando. Al dibattito, tra gli altri, hanno partecipato il prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli, il procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo ed il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Michele Prestipino. «Il porto – ha detto Creazzo – sorge in uno dei territori a più alta densità mafiosa e le cosche sono riuscite ad accaparrarsi i lavori dei subappalti sin dalla costruzione grazie anche all’appoggio di parte della politica. E se prima le aziende erano direttamente mafiose, oggi, come hanno dimostrato numerose inchieste, operano aziende che hanno stipulato patti collusivi con aziende lecite. Il porto quindi è una grande occasione per le famiglie di ‘ndrangheta di accaparrarsi imprese pulite». Creazzo ha ricordato che solo negli ultimi anni la Procura di Palmi ha avviato 145 indagini su notizie di reato. Infine ha sottolineato che comunque le attività di controllo sono efficaci e danno risultati investigativi importanti.
Prestipino ha ricordato la provocazione della presidente di Contship Italia, Cecilia Battistello, che, in un’intervista ad un quotidiano nazionale, disse che paradossalmente per migliorare la produttività del porto sarebbe stata disponibile a fare un patto con la ‘ndrangheta. «Ovviamente – ha detto Prestipino – quella era una provocazione, ma ci sono stati molti imprenditori che hanno scelto strategicamente di fare un patto con la ‘ndrangheta. Oggi non c’è più un’attività predatoria, ma le cosche tendono a farsi impresa in modo subdolo, soprattutto attraverso patti collusivi che nascono con imprese non mafiose». Il magistrato ha quindi ricordato che sul fronte della droga, «tra gennaio 2009 e marzo 2011 abbiamo fatto sette sequestri di cocaina individuando quasi 2.000 chilogrammi. Da marzo 2011 ad oggi abbiamo effettuato 32 sequestri, quasi uno al mese, rinvenendo 2.900 chilogrammi. Un’attività lucrosa che le cosche possono gestire grazie al controllo del territorio». «Chi sta in quest’area – ha concluso Prestipino rivolgendosi alle imprese che operano nell’area portuale – deve abbandonare le facili suggestioni secondo le quali la ‘ndrangheta è invincibile. Noi ci siamo e continuiamo a fare il nostro lavoro di squadra con polizia, carabinieri, guardia di finanza e dogana ma occorre anche una risposta efficace da parte delle imprese che operano nel porto».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA