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VIBO VALENTIA – Chi ha tempo non aspetti tempo. Il celebre proverbio si presta idealmente per la situazione che riguarda la riapertura delle scuole il prossimo 7 gennaio, con la ripresa delle lezioni in presenza per tutti i gradi inferiori e al 75% per le scuole superiori.
E se da un lato il sindaco, nella conferenza stampa di fine anno ha riferito che la situazione è fluida e di riservarsi fino all’ultimo una decisione che non sarà solitaria ma in accordo con il Comitato tecnico scientifico locale formato dall’Asp, dall’associazione dei pediatri e dai genitori e decideremo il da farsi, dall’altro sono proprio i dirigenti scolastici che premono sull’acceleratore per ripartire ripartire con il più elevato grado di sicurezza per tutti.
Come? È presto detto. I 32 presidi delle scuole di tutta la provincia hanno inviato una pec al al Presidente della Regione Calabria, Antonino Spirlì, al commissario alla Sanità Guido Longo, al dirigente regionale del Dipartimento tutela della salute, Francesco Bevere, al commissario dell’Asp di Vibo, Giuseppe Giuliano, al Responsabile del Dipartimento di Prevenzione di Vibo, Giuseppe Rodolico, al presidente della Provincia, Salvatore Solano, al presidente della Conferenza dei sindaci, Maria Limardo e a tutti gli amministratori locali del territorio nonché, per conoscenza, al prefetto Francesco Zito.
Nel documento si chiede la partecipazione all’incontro tramite collegamento con “GoToMeeting” per oggi per organizzare le attività di screening necessarie alla ripresa in presenza delle attività didattiche.
A vergare la nota, in nome e per conto di tutti i colleghi, sono i dirigenti Antonello Scalamandrè (Istituto Capialbi) e Nicolantonio Cutuli (Iis di Tropea) nella quale evidenziano come l’avvenuta precipitazione della situazione epidemiologica nella Provincia di Vibo Valentia a seguito delle numerose positività al Covid-19, già rilevate ed accertate dal Dipartimento di Prevenzione competente imponga la necessità «di dover organizzare la ripresa in sicurezza delle attività didattiche in presenza per tutti gli studenti appartenenti al Primo ed al Secondo ciclo d’Istruzione prevista per giorno 7 gennaio; pertanto è indispensabile ed imprescindibile sul piano della prevenzione che tutto il personale della scuola e tutti gli studenti siano sottoposti preventivamente ed in prossimità della scadenza quantomeno a test rapido antigenico al fine di scongiurare l’ulteriore diffondersi dell’epidemia anche negli ambienti scolastici e, dunque, consentire così una ripartenza in sicurezza».
I presidi chiedono, inoltre, alle Autorità preposte di provvedere, ciascuno per la propria competenza, attesa l’urgenza, «all’approntamento di quanto necessario per poter procedere al richiesto screening del personale scolastico e degli studenti e, per l’effetto, invitano le stesse all’incontro telematico tramite collegamento con GoToMeeting del 4 gennaio, per definire i dettagli organizzativi necessari: tempi, luoghi e modalità».
Dall’altro lato però ci sono i genitori vibonesi che si sono riuniti in un sodalizio, il Cgr (Comitato genitori responsabili) contrari al ritorno dei figli sui banchi di scuola per il 7 gennaio: «Neanche la rigida messa in pratica dei protocolli, infatti, eviterebbe il contagio tra gli scolari. Prova ne è che il virus continua a circolare anche negli ospedali, laddove il protocollo è attuato da professionisti della salute, non da bambini, seppur siano consapevoli e volenterosi».
Lo dicono i numeri, quelli pubblicati da “Il Tempo”, «che oggi fa rilevare come, da quando le scuole superiori hanno adottato la didattica a distanza, sia crollato l’indice di contagio per quella fascia di età». Per la fascia di età 0-9, invece, «che ha continuato ad andare a scuola, è salito in quasi tutta Italia».
Lo evidenzia la ricerca della rivista “Wired” «che ha calcolato oltre 65.000 contagi avvenuti negli istituti fino al 31 ottobre e prendendo in considerazione meno di un terzo delle scuole. La scuola non è un’isola, ma è ben inserita nel contesto sociale.
Un contesto gravemente ferito da un virus che non conosce porte o cartelli, ma che circola insieme alle persone. Il diritto all’istruzione è stato compresso con l’adozione della didattica a distanza, ma è ancor più vero che la didattica in presenza comporterebbe l’obbligo per i genitori di mandare a scuola i propri figli, a prescindere da qualsivoglia timore o dal desiderio di tutelare loro o i soggetti a rischio che in famiglia li circondano».
Questo, a loro dire, «è inaccettabile, comportando una compressione del diritto alla salute e una limitazione della libertà personale e di orientamento della vita familiare». Sebbene in condizioni normali la scuola in presenza sia «fondamentale ed irrinunciabile», nel particolare momento determinato dall’emergenza Coronavirus «riteniamo accettabile una temporanea alterazione delle modalità di fruizione del diritto alla istruzione, al fine di salvaguardare la vita umana ed il diritto alla salute».
Pertanto, il sodalizio chiede al sindaco di Vibo Maria Limardo «di voler emettere un’ordinanza di sospensione di tutte le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado di scuola su tutto il territorio comunale, comprese le frazioni che ne fanno parte, a partire dal 7 gennaio.
Tutto questo fino o quando la situazione epidemiologica attuale, divenuta gravissima a causa della velocità con cui il diabolico virus si sto propagando nella popolazione locale, non dovesse migliorare a seguito di una drastica riduzione del casi di contagio da Covid-19».
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