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Illustrazione di Roberto Melis

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LA SERA dell’ultimo dell’anno pareva che tutto continuasse al solito modo. La folla in movimento per le strade, il viavai dai supermercati, dai negozi, dalle botteghe. Naturalmente la differenza con tutti gli anni precedenti si vedeva benissimo, bastava guardarsi in giro.

Non solo le persone camminavano bendate, pure i ragazzini, che parevano tutti medici e infermieri dell’ospedale universale ch’erano diventate le città. Ma soprattutto non si vedeva un abbraccio in giro, i baci sulle guance tra gli amici, le strette di mano, gli sbaciucchi ai bambini. Tutti saluti a distanza e fatti di corsa.

Stava ormai facendo buio eppure il cielo, anziché iscurirsi, nonostante le ombre scendessero dense per le vie, diventava chiaro, colore di cenere. Solo quando tutti erano ormai rientrati in casa, e si apprestavano al cenone, con i parenti contati a tavola, chi stava ancora per strada capì che quel cielo chiaro di notte era tutta neve.

E pochi occhi, nel corso della notte, poterono osservare quella danza silenziosa di fiocchi, simili a farfalle addormentate, che scendevano nell’aria senza vento a coprire l’intera città.

Quella neve, al mattino ad afferrarla, aveva una grana strana. Si sfarinava senza bagnare le mani, pareva finta, un trucco della natura.

Ma non era la sola cosa strana di quel primo dell’anno 2021. La giornata era mite, il sole scaldava, circolava un’aria di primavera, che non sembrava il primo gennaio. E non poté non stupire la prima notizia dei telegiornali, che non solo aveva nevicato in tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, ma in tutti i paesi d’Europa. E a mezzogiorno già si sapeva che aveva fatto la neve in tutte le regioni del mondo.

Ben presto quel manto di panna si sciolse lasciando le strade linde e perfino asciutte. Pure la spazzatura ammassata ai piedi dei cassonetti era sparita. Gli alberi liberi dalla neve avevano preso un nuovo vigore e quelli spogli si rivestirono di foglie come per una improvvisa primavera.

I ciliegi del Giappone fiorirono, alcune aiole d’improvviso si coprirono di cespugli di rose. E l’aria aveva perso il puzzo di smog, era cristallina e profumava di una sconosciuta purezza.

I bambini allora presero a correre per le strade, come se fosse cominciato un tempo nuovo, libero dalla paura e dalle malattie. Le finestre si schiusero una dopo l’altra, in tutte le case, in tutti paesi del mondo, e le mascherine, buttate giù come coriandoli di festa, annunciavano che la grande peste era finita.


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