Matteo Renzi
4 minuti per la letturaSi sono incontrati giovedì sera a Palazzo Chigi ma è stato un vertice lampo dove i due sguardi si sono sì incrociati per qualche secondo. Un attimo. Salvo poi ignorarsi per la restante parte del colloquio. Giuseppe Conte versus Matteo Renzi è ormai il titolo della telenovela natalizia al tempo del secondo ceppo del Covid-19. Il premier cerca di parare i colpi e rimanda la palla dall’altra parte del campo.
«Se fosse per Giuseppe rinvierebbe il dibattito al prossimo 15 gennaio» assicura un ministro che assai parla con l’inquilino di Palazzo Chigi. Il problema è che lo sfidante non è certo uno qualunque. Ma è un ex premier che ogni santo giorno alza il tiro, rilancia e bombarda metaforicamente la war room dell’avvocato del popolo.
«Matteo si è messo in testa che vuole aprire la crisi. E se c’è la crisi si va a un esecutivo tecnico o istituzionale, che non vuol dire necessariamente Mario Draghi ma una persona che abbia un profilo simile».
E allora in vista del secondo incontro nel giro di 4 giorni nel palazzo si fa di conto e ci si domanda: «Basterà un rimpasto a fermare l’onda renziana? O il bomba si fermerà da solo?». Dalle parti del Pd, leggi alla voce Dario Franceschini, testa pensante di tutte le manovre che ruotano attorno al palazzo, si agita lo spettro delle elezioni anticipate. Forse anche per spaventare l’ex sindaco di Firenze.
«E allora se si aprisse la crisi, tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo» profetizza l’allievo del dicì Beniamino Zaccagnini.
E ancora sempre Franceschini: «A lui (ovvero a Renzi ndr.) non frega nulla del Conte-3 o del Draghi 1. A lui interessa far ballare il sistema». Perché, è la vulgata dei democratici, «Matteo ha compreso che il suo progetto politico è fallito. Per di più l’ecumenismo di Conte intercetta quell’elettorato moderato-centrista cui punta Renzi. Ecco perché Matteo è assai agitato in queste ore».
Insomma la tensione resta alta. I parlamentari dei Cinque Stelle sono spaesati e preoccupati. Dalila Nesci, deputata e dirigente della galassia pentastellata, denuncia le manovre dell’ex rottamatore: «Renzi come fece Salvini vuole sfiduciare Conte. Il M5S non abbandonerà l’Italia in piena pandemia e crisi economica. Sono in atto le solite manovre per gestire la ricostruzione #RecoveryFund senza di noi e con i soliti metodi. Non lo permetteremo».
Certo è che l’episodio di domenica risulta emblematico. Succede che Ettore Rosato, presidente di Italia viva, ai microfoni di SkyTg24, attacca: «La fiducia in Conte non c’è più. Il premier ha sciupato questa fiducia che aveva, almeno con un pezzo della maggioranza, la nostra, ma non solo noi. Noi stiamo dicendo cose che pensano anche gli altri partner».
Ma un attimo dopo Renzi frena e rimbrotta Rosato: «In questo momento noi non dobbiamo muoverci, dobbiamo fare catenaccio, siamo in difesa. È Conte che deve attaccare».
Un caso? Non è dato sapere. Di certo, allora non è un caso se proprio ieri l’ex premier si è soffermato su un passaggio, intervenendo a Modena all’inaugurazione del Data Center Modena Innovation Hub: «Il Recovery Plan dovrà essere un progetto nazionale, dovrà raccogliere tutte le istanze delle partiti sociali, dovrà tornare in Parlamento per la sua approvazione».
Ed è un modo, quello dell’avvocato, per sminare le trappole renziane. Renzi infatti non si acconterebbe di un mini rimpasto. Insomma, di un tagliando che prevederebbe la sostituzione di due ministri tecnici, come Sergio Costa e Gaetano Manfredi. Ipotesi, quest’ultima, che sarebbe l’unica concessa dal Colle.
Al più Conte potrebbe concedere la delega ai servizi segreti, come richiesto anche dal Pd. Altrimenti una rimodulazione della squadra in toto aprirebbe una faglia profonda. Ammette un ministro di peso dell’attuale esecutivo: «Per fare un vero rimpasto, ad esempio un Conte-ter, devi avere partiti della coalizione guidati da un solo uomo. Immaginate cosa potrebbe succedere nel M5S che è oggi diviso in mille rivoli?».
Ecco perché, giura un esperto di dinamiche del palazzo, l’altra ipotesi sul tavolo è la sostituzione dei 18 senatori renziano con una dozzina di responsabile: «Basta aprire il file e spuntano come i funghi». Ma Rosato apre uno spiraglio: «Conte ha convocato una serie di riunioni, Mi sembra un fatto positivo. Poi vedremo come vanno, ma ieri sera c’è stato un fatto nuovo».
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