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Carabinieri e guardia di finanza davanti l'ospedale di Cosenza

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COSENZA – Una truffa ai danni dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è stata scoperta da carabinieri e Guardia di finanza che hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Cosenza, applicativa della misura degli arresti domiciliari nei confronti di quattro, fra funzionari e dirigenti, della società, aggiudicataria dell’appalto delle pulizie e dei relativi servizi integrativi dell’Azienda.

Contestualmente è in corso un sequestro preventivo nei confronti anche di un altro indagato, per un importo complessivo di 3.092.416,04 euro. I reati contestati sono truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture.

Sono quattro le persone finite agli arresti domiciliari: Gianluca Scorcelletti, 54 anni, originario di Pesaro, Fabrizio Marchetti, 47 anni, di Roma, Salvatore Pellegrino, 53 anni, di Catanzaro, e Massimiliano Cozza, 48 anni, di Cosenza. Un’altra persona, Monica Fabris, 56 anni, di Mirano (VE), è stata destinataria di un provvedimento di sequestro.

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L’indagine ha avuto inizio nell’aprile 2018 dopo che la Procura aveva disposto un’ispezione igienico-sanitaria nei locali dell’ospedale, eseguita dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Cosenza e del Nas Carabinieri di Cosenza, unitamente a personale dello Spisal di Catanzaro e dall’Ispettorato Territoriale Regionale del Lavoro di Reggio Calabria. Nell’occasione erano emerse gravissime carenze igienico-sanitarie, tanto da determinare il sequestro di alcuni locali, sale operatorie e reparti ospedalieri.

La Procura dispose un approfondimento investigativo sul rispetto delle condizioni contrattuali del bando di gara del 4 maggio 2012, indetto dalla Regione Calabria in relazione ai “Servizi di pulizia e servizi integrativi” nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, con indagini delegate alla Guardia di finanza, Nucleo di Polizia economico-finanziaria e dai Carabinieri della Compagnia di Cosenza, con il contributo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro e della Vigilanza Ispettiva dell’Inps di Reggio Calabria.

Allarmante quadro igienico sanitario

Dal lavoro degli investigatori è emerso un quadro definito “allarmate” soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, a causa dell’assoluta inadeguatezza, sia sul piano quantitativo che qualitativo dei servizi svolti dalla società affidataria dell’appalto.

Per questo è stato evidenziato l’indebito arricchimento per la società realizzato attraverso le condotte degli indagati, nei loro ruoli di referenti locali e dirigenti nazionali della società, aggiudicataria dell’appalto delle pulizie, che, mediante artifici e raggiri consistiti nell’aver prodotto dati non veritieri, sono riusciti ad ottenere il pagamento di ore di lavoro relative a servizi integrativi e complementari mai effettuate per un ammontare di 3.092.416,04 euro.

Particolarmente impegnativa per gli investigatori la ricostruzione dei complessi meccanismi contabili e procedurali, attraverso i quali si è realizzato l’illecito arricchimento. In questa attività, si è rivelato particolarmente prezioso il contributo dell’Ispettorato Territoriale Regionale del Lavoro e della Vigilanza Ispettiva Inps di Reggio Calabria, che hanno analizzato manualmente, lavoratore per lavoratore, i dati estrapolati dalle banche dati informative dell’Inps e dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che venivano comparati con quelli previsti da contratto e le ore pagate dall’azienda pubblica. E’ emerso un’evidente sproporzione tra le ore di lavoro effettuate dai dipendenti della ditta appaltatrice e quelle effettivamente pagate dall’Azienda ospedaliera.

Indagini tra documenti e intercettazioni

Le indagini, sviluppate con intercettazioni telefoniche, copiose acquisizioni di documentazione, escussione a sommarie informazioni del personale medico e degli addetti alle pulizie, attività condotte dai Carabinieri della Compagnia di Cosenza, con puntuali riscontri contabili e approfondimenti sul contratto stipulato e sui successivi atti amministrativi adottati, a cura dei Finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, hanno consentito di far luce su ulteriori comportamenti penalmente rilevanti a discapito dell’intera comunità che si è ritrovata ad avere i locali dell’ospedale non adeguatamente puliti, per l’inadeguatezza ed insufficienza delle risorse impiegate oltre che per la carente attività di controllo.

Agli atti dell’indagine sono innumerevoli le segnalazioni redatte dei primari dei vari reparti dell’ospedale che contestavano la qualità del servizio reso. In particolare, gli accertamenti svolti hanno evidenziato come le prestazioni di servizi di igiene e cura alla persona rese dalla società privata presso gli Ospedali cosentini, di competenza del personale Oss, di fatto venivano svolte, anche da personale addetto alle pulizie. Ne consegue che personale assunto per espletare servizi di pulizie veniva, almeno in parte, destinato a servizi di assistenza ai degenti, in spregio alle norme di igiene ed in violazione delle norme contenute nel Codice degli appalti che prevedevano l’instaurarsi di un diverso iter amministrativo.

Un danno di oltre 3 milioni

Da un’accurata ricostruzione delle prestazioni pagate per servizi mai resi, da agosto 2014, data di avvio delle condizioni di appalto, a novembre 2018, è stato possibile quantificare l’importo illecitamente sottratto di 3.092.416,04 euro. A questa somma va aggiunta quella ulteriore di circa 1.300.000 euro, determinata da fatture, non ancora pagate, in ordine alle quali la società ha avanzato azione civile esecutiva nei confronti dell’Azienda ospedaliera.

Parallelamente, è stata riscontrata anche una responsabilità per gli stessi pubblici ufficiali che, senza controllare in alcun modo l’effettività delle prestazioni rese e neppure la documentazione a supporto dello svolgimento dei servizi espletati, hanno liquidato le fatture per servizi non resi.

Secondo la Procura il comportamento, penalmente sanzionabile, dei funzionari e dirigenti pubblici indagati, sia nella fase di contrattazione e predisposizione dell’appalto, sia nella esecuzione dello stesso, sia essenziale ed imprescindibile ai fini della realizzazione dell’illecito arricchimento in contestazione. Infine, la stessa Procura ha chiesto l’interdittiva per le persone coinvolte e sulle quali dovrà pronunciarsi il giudice.

Spagnuolo: «Fatture pagate senza controlli»

«In sintesi – ha spiegato il procuratore Mario Spagnuolo – qualcuno della società si alzava e proponeva di fatturare una cifra all’Azienda ospedaliera e qualcun altro ci metteva una firma sopra, senza alcun controllo».

E poi il software per il conteggio delle ore dei lavoratori, commissionato e mai entrato in funzione: «Ore ed ore di lavoro di pulizia che non restituivano però l’igiene che un reparto ospedaliera deve garantire, ma anche – ha detto Spagnuolo – connivenze e ruberie. Al centro il management pubblico e la società che gestisce il servizio di pulizie e altri servizi all’interno dell’ospedale. Un conteggio matematico eseguito incrociando i dati delle banche dati Inps, dell’Ispettorato del lavoro, ha consentito di scoprire anche come una parte di forza lavoro non era alle dipendenze della società. Ulteriore elemento è legato al fatto che non era integrata la forza lavoro in nero. A pagare maggiormente questa situazione sono stati i medici e soprattutto utenti e pazienti della struttura ospedaliera».

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