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POCO meno del 30 per cento degli aspiranti prof che hanno tentato l’accesso ai tirocini formativi attivi ha superato, all’Unical, i test preselettivi. I candidati erano 5197 per 845 posti spalmati su 23 classi di concorso. Laureati, dottori di ricerca, docenti precari provenienti da tutta la regione e non solo, che puntavano al Tfa per ottenere l’abilitazione all’insegnamento e poter concorrere quindi agli agognati concorsi a cattedra che il ministro Profumo ha promesso per selezionare 7400 nuovi docenti.
I quiz a risposta multipla, somministrati su base nazionale, hanno falcidiato l’esercito di aspiranti: ne sono rimasti poco più di 1500, che dovranno ora sottoporsi alle altre due prove, benché per metà delle classi i “sopravvissuti” siano nettamente inferiori ai posti messi a concorso.
Un quadro simile a quello di buona parte degli atenei italiani, che ha scatenato la rivolta di candidati, accademici, consulte disciplinari. Perché già all’indomani delle prime prove, svolte agli inizi di luglio, è emerso con sommo imbarazzo del ministero che i quiz erano disseminati di errori marchiani nella formulazione stessa delle domande predisposte da una commissione di esperti nominata dalla Gelmini e ora “secretata”. Il ministro Profumo ha pensato di correre ai ripari affidandosi ad una commissione di docenti universitari che hanno passato in rassegna i test, evidenziato gli errori (ben 400) e preparato una nuova matrice per la correzione dei compiti. In alcuni test oltre il 40 per cento delle domande è stato condonato perché sbagliato nella formulazione e di conseguenza le graduatorie, ricalcolate, sono state spesso stravolte. Si pensi alla classe di Francese: all’Unical gli ammessi da 1 sono passati a 30.
La classe che ad Arcavacata ha registrato più ammessi è stata quella di Scienze naturali, con il 77 per cento, complice anche l’alto numero (25 su 60) di domande abbuonate. Ad Informatica è passato il 50 per cento, a Matematica applicata l’11, a Chimica il 15, nelle discipline economiche il 29. I più colpiti i candidati dell’area umanistica: il 2 per cento ha superato il test di Italiano e latino, zero ammessi a Latino e greco.
Performance che, secondo il preside della Facoltà di Lettere e filosofia, Raffaele Perrelli, non permettono di fare valutazioni, visto che a fallire è stato chi aveva la responsabilità di formulare i test. «Se queste prove fossero state fatte bene – dice, nel corso di un’intervista al Quotidiano – sarebbero state utili per misurare la qualità della didattica. Ma non così. Ci siamo trovati davanti quiz ridicolmente nozionistici, non calibrati sui profili dei laureati e per di più sbagliati».
E ora? La partita resta aperta. Il ministero nei prossimi giorni deciderà sulle prove successive.
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