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TREMA la politica. E non solo quella lametina. Perché le informative acquisite agli atti del procedimento “Medusa”, che ha decapitato lo strapotere del clan Giampà, gettano una luce sinistra sul «sistema dei colletti bianchi» in un pezzo di Calabria che conta. I pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, al momento, hanno in mano il narrato dei pentiti. Troppo poco, forse, per diradare le nebbie della zona grigia. Abbastanza, invece, per andare avanti.
E’ il 24 febbraio del 2009, ore 12. A Roma, nella sede del Comando provinciale dell’Arma, i pm Gerardo Dominijanni e Maria Alessandra Ruberto mettono sotto torchio il pentito Giuseppe Angotti. L’interrogatorio è lungo: la malavita lametina, l’ex arruolato dei Notarianni, la conosce bene. A metà dell’audizione Dominijanni va dritto al sodo: «E ci sono colletti bianchi, che lei sa?». Replica il collaboratore: «Di cui io ho avuto rapporti direttamente sono Leopoldo Chieffallo e Zavattieri». Forse storpia qualcosa. «Chi è Zavattieri?», incalza il pm Ruberto che, probabilmente, ha già compreso il riferimento a Chieffallo. «Zavattieri è un politico, Franco Zavattieri». Ancora il pm Ruberto: «Vabbé, faccia l’elenco e poi ci ritorniamo. Zavattieri, poi?». E Angotti: «Scalzo Giovanni… Bevilacqua Gianpaolo, Costanzo Roberto». Scalzo, come il già coordinatore cittadino del Psi. Bevilacqua, come il consigliere provinciale e vicepresidente della Sacal. Costanzo, come l’assessore provinciale.
ILSERVIZIO COMPLETO, A FIRMA DI PIETRO COMITO E PASQUALINO RETTURA, SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA
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