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CATANZARO – «Irregolarità e criticità, talvolta croniche, ritenute pregiudizievoli o comunque sintomatiche di inefficienze della gestione finanziaria dell’Ente» sono state evidenziate dalla Sezione di controllo della Corte dei conti al termine dell’attività istruttoria sul rendiconto 2010 del Comune di Catanzaro in una relazione nella quale, «in assenza delle richieste informazioni sull’entità delle risorse effettivamente assegnate dallo Stato e di quelle effettivamente impegnate dall’Ente», la sezione afferma di non essere stata posta nelle condizioni «di verificare l’effettivo rispetto del patto di stabilità del quale, allo stato degli atti, deve dichiararsi la violazione». La deliberazione della Sezione è stata trasmessa nei giorni scorsi al Consiglio comunale perchè sia inserita nella prima seduta utile per adottare le misure correttive. «La mancata adozione delle misure consequenziali a specifica pronuncia da parte della Sezione sul bilancio di previsione 2010 – scrive la Corte – configura una violazione. L’esiguità del tempo a disposizione, addotta dall’Ente a giustificazione del’inadempimento, non costituisce esimente alcuna in ordine alla grave inadempienza che, di per sè, è sintomo di noncuranza dei moniti rivolti da questo organo di controllo e costituisce elemento significativo e sintomo di inadeguatezza amministrativa e gestionale dell’amministrazione comunale». Passando ad esaminare le varie voci, la Sezione rileva “l’assenza di riscossioni» nel settore del recupero dell’evasione tributaria anche con riferimento alla Tarsu dove, “a fronte di accertamenti pari a 7.614.416, 12, le riscossioni sono state 289.681,43, il 4% circa», mentre per le violazioni al codice della strada «l’attività di riscossione rappresenta soltanto il 43% circa degli accertamenti». Per quanto riguarda la gestione dei residui, essa «presenta elementi di significativa gravità». «L’emissione tardiva dei ruoli – scrive, tra l’altro, la Sezione – è sintomatica di una gestione poco attenta, priva di programmazione corretta e coerente». Inoltre, l’amministrazione «conduce una gestione delle opere pubbliche tardiva ed inefficiente, producendo un accumulo di risorse non utilizzate e non rispettando la propria programmazione degli investimenti». Dall’analisi dei debiti fuori bilancio, la Sezione «non può fare a meno di ritenere, ormai, come strutturale la posizione debitoria dell’Ente che, peraltro, non sembra avere piena consapevolezza del proprio contenzioso in essere». Una «estrema criticità» viene poi rilevata negli organismi partecipati dall’Ente. «L’Amc – scrive la Corte – presenta rilevanti perdite d’esercizio (2.143.915 euro), in aumento rispetto agli anni precedenti così come l’indebitamento ed il costo del personale; la Comalca presenta perdite d’esercizio per 1.250.203 in peggioramento; la società Ambiente e servizi presenta perdite d’esercizio pari a 1.173.346, in netto peggioramento sul biennio precedente; la Catanzaro servizi presenta un notevole incremento del valore dell’indebitamento nel 2010 (1.376.627) rispetto all’anno precedente (46%); la società immobiliare Argento, presenta, dopo appena un anno di esistenza, una perdita di esercizio pari a 137.382; il Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Catanzaro presenta perdite d’esercizio pari a 274.366; il Centro tipologico nazionale ha registrato nel triennio 2008-2010 un valore ella produzione pari a zero e, di contro, perdite d’esercizio incrementali; la Catanzaro 2000 presenta perdite per 312.743; la Fondazione Politeama presenta perdite d’esercizio per 1.892.492, così come negli anni precedenti, 1.378.955 nel 2009 e 1.693.188 nel 2008».
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