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GIOIA TAURO (RC) – L’hanno preso lunedì mattina a Caracas in Venezuela Aldo Miccichè, 76 anni, il faccendiere originario di Maropati e condannato in appello a 11 anni di reclusione nel processo “Cent’anni di storia”. Come scrive il Quotidiano della Calabria in edicola oggi, nei suoi confronti la magistratura reggina aveva spiccato un mandato di arresto internazionale firmato dall’ex procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Roberto Di Palma. Ex dirigente della Democrazia Cristiana (è stato segretario provinciale a Reggio Calabria negli anni ’80), giornalista, ma anche falso deputato, qualifica con la quale aveva cercato, dicono le cronache, di accreditarsi addirittura con la banda della Magliana per intervenire, in cambio di 25 milioni di lire, in favore di detenuto un affiliato al gruppo criminale romano, una personalità dalle mille sfaccettature quella di Micciché con collegamenti stabili e certi con i Piromalli di Gioia Tauro. Ora, che tra Aldo Miccihè e il senatore Marcello Dell’Utri ci fossero rapporti stabili lo dicono gli atti dell’operazione “Cent’Anni di Storia”. Innumerevoli le telefonate intercorse tra i due registrate dagli inquirenti nelle quali emerge anche uno spaccato di interessi internazionali petroliferi di Dell’Utri. Un business che viene organizzato in strette relazioni proprio con Aldo Miccichè. Tra dicembre 2007 e aprile 2008 Dell’Utri parla a lungo al telefono con Miccichè. I due non sanno di essere intercettati perché gli inquirenti italiani sanno dei rapporti strettissimi che il faccendiere di Maropati ha con Antonio Piromalli. E’ Miccichè che viene intercettato. Alla vigilia delle elezioni del 2008 Miccichè garantisce a Dell’Utri di poter “bruciare e sostituire” migliaia di schede con i voti degli italiani all’estero. La polizia avverte subito il Viminale. E così la cosa esce sui giornali, ma non gli affari petroliferi di Dell’Utri La prima telefonata registrata dalla Polizia di Gioia Tauro avviene il 14 dicembre 2007, ore 18.39. Dell’Utri dice di aver “ricevuto il fax” su un affare petrolifero. Miccichè gli fa notare che “Massimo è un ragazzo in gamba”. E il senatore commenta: “Trovare persone valide è il mio mestiere”. Chi è questo “ragazzo” reclutato da Dell’Utri? E’ Massimo De Caro, che ad appena 34 anni è vicepresidente della Avelar Energy (gruppo Renova), che ha sede in Svizzera ma appartiene all’undicesimo uomo più ricco della Russia, Viktor Vekselberg. La prima sorpresa è proprio questa: Dell’Utri ha un suo uomo al vertice di un colosso russo-elvetico dell’energia. Le intercettazioni registrano tutte le fasi del primo affare: greggio venezuelano, che però è esportabile solo tramite triangolazioni con Mosca. Il 29 dicembre proprio De Caro è al fianco di Dell’Utri mentre il senatore telefona a Miccichè, che lo saluta come “il miglior del mondo”. Leggendo “una nota segretissima”, il calabrese propone di acquistare greggio dalla compagnia venezuelana Pdvsa. Qui interviene De Caro: “Però la Russia… Gli conviene che a farla sia Viktor”. Viktor è il nome del padrone della Avelar. Eppure, secondo Miccichè, l’affare dipende da Dell’Utri: “Io vado lì e dico: mi manda Picone, e quando dico Picone intendo Marcello… E’ un’operazione perfetta”. Cosa c’entri la Russia con il greggio venezuelano, lo si capisce solo quando Dell’Utri tira in ballo un intermediario “che poi vende tutto a Gazprom”, il gigante energetico controllato dagli uomini di Putin. Petrolio ma anche prodotti farmaceutici nel palmares degli affari di Miccichè e Dell’Utri. Micchichè ha in progetto di realizzare un complesso farmaceutico con annessi istituti di bellezza e quanto altro, nel quale Aldo vorrebbe coinvolgere il Senatore con la sua partecipazione economica. Ciò emerge in alcune conversazioni tra i due intercettate alla fine di gennaio 2007. Dell’Utri chiama Aldo Miccichè e gli dice che, in riferimento a quell’operazione dei medicinali, c’è suo figlio Marco che ha venticinque anni e che sta andando in Argentina per cose sue, e quindi lui aveva pensato di mandarlo da Aldo. Il Miccichè risponde che i medicinali sarà il loro posto al sole e che per quanto riguarda il figlio di Dell’utri, lui è favorevole al fatto che questi vada da lui in modo tale che saranno i loro figli ad avere tutto. Aldo continua dicendo che questa è un’operazione più unica che rara e sarebbero dei coglioni per i loro figli a lasciarsi scappare questa opportunità. Aldo a questo punto spiega al senatore che l’operazione riguarda l’acquisto di una enorme farmacia con annessi istituti di bellezza ecc. e la disponibilità per l’importazione di numerosi farmaci per i quali solo loro hanno la licenza. Naturalmente, dice Aldo, tutto questo si svilupperà grazie a questo gruppo enorme che gli consentirà di allargarsi in tutto il Venezuela, e successivamente, grazie a dei loro accordi, si sposteranno anche in Colombia, Argentina, ecc. Aldo poi ribadisce al Senatore che per quella somma (130 mila euro ndr) è un fatto più unico che raro. Il senatore chiede ad Aldo quanto vale il Bolivar e questi risponde che 1 euro vale 3000 e dispari bolivar e che l’operazione si concluderà con 900 milioni di bolivar, comprese le spese sottobanco sostenute da Aldo. Quest’ultimo poi dice che tutta l’operazione gli costerà 260 mila euro, che recupereranno in sei mesi.
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