1 minuto per la lettura
CROTONE – C’è l’ombra della ‘ndrangheta dietro all’imponente parco eolico di Isola Capo Rizzuto, sequestrato nei giorni scorsi. Ma ci sono anche macroscopiche irregolarità dietro le pale eoliche che deturpano l’orizzonte dei bagnanti che scelgono le selvagge calette ritagliate nella località Le Cannelle. Non c’era uno studio sull’impatto visivo agli atti della Regione che autorizzò l’impianto degli Arena in uno scorcio suggestivo, a due passi dall’area marina protetta Capo Rizzuto e da siti archeologici di primaria importanza. Per questo tra gli indagati per falso e abuso d’ufficio c’è Giuseppe Ferraro, di Marina di Gioiosa Ionica, funzionario del dipartimento Attività produttive della Regione e, in particolare, presidente della “Conferenza dei servizi” che rilasciò l’autorizzazione unica per l’impianto eolico “Wind Farm ICR” di proprietà della Vent1 Capo Rizzuto s.r.l., in violazione di norme ambientali ed urbanistiche.
E non c’era nemmeno la relazione archeologica, per esempio, e «conseguentemente le valutazioni espresse in tale ambito risultano non esaustive». Mancavano, tra gli altri, il parere scritto dell’Asp sull’eventuale rischio per la salute e quello dell’Enav per la sicurezza dei voli. Anche il vincolo dei 500 metri di distanza dalle abitazioni non sarebbe rispettato. E queste sono solo alcune delle irregolarità riscontrate sulle quali gli inquirenti stanno ora lavorando.
IL SERVIZIO COMPLETO DI ANTONIO ANASTASI SULL’EDIZIONE DEL QUOTIDIANO IN EDICOLA
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA