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REGGIO CALABRIA – La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria è tornata ad indagare, da alcuni mesi, sull’omicidio del magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti, ucciso a Campo Calabro il 9 agosto 1991 alla vigilia del maxi processo a Cosa nostra. La conferma è venuta oggi in aula dal pm della Dda Giuseppe Lombardo nel corso della deposizione del collaboratore Antonino Fiume durante il processo Meta contro le cosche della ‘ndrangheta della città. Fiume, nell’udienza di mercoledì scorso, interrogato da Lombardo, aveva detto che ad uccidere Scopelliti, su mandato di Cosa nostra, erano stati due reggini. Il pm, a questo punto, gli aveva impedito di fare i nomi. Una circostanza che già lasciava intendere che la Dda stesse valutando la riapertura dell’inchiesta, come scritto oggi dal Quotidiano della Calabria.

Il riferimento del pentito alle dichiarazioni fatte anche all’ex Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, che da marzo è procuratore a Roma, fa intendere che già da mesi la Dda sta indagando sull’omicidio Scopelliti per verificare le affermazioni del collaboratore. Lo stesso Fiume, oggi, rispondendo ad una domanda sull’ argomento dell’avv. Marcello Manna, difensore di Giuseppe De Stefano che era in collegamento dal carcere di Tolmezzo, ha detto che «dell’omicidio del sostituto procuratore generale Scopelliti ne ho parlato con il procuratore Giuseppe Pignatone e con il dott. Giuseppe Lombardo». Il penalista, a questo punto, ha chiesto chiarimenti su questa affermazione ed il pm, rispondendo anche alla presidente del Tribunale Silvana Grasso, ha confermato che sulle affermazioni del pentito ci sono indagini in corso. Il collaboratore, rispondendo ad un’altra domanda sullo stesso argomento sempre dell’avv. Manna, ha anche detto che «ci sono situazioni che, se non stiamo attenti, si corre il rischio che ci ammazzano».

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