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CATANZARO – Beni per un valore di 200 milioni di euro sono stati confiscati a Lamezia Terme dai carabinieri del Noe e del Comando provinciale di Catanzaro all’imprenditore Salvatore Mazzei, di 56 anni. La confisca è stata disposta dal Tribunale di Catanzaro che ha accolto la richiesta del Procuratore di Lamezia, Domenico Prestinenzi. Mazzei è ritenuto vicino alle cosche della ‘ndrangheta lametine e vibonesi. Il patrimonio dell’imprenditore sarebbe sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Tutti i dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nel Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro. È stato il procuratore Domenico Prestinenzi a spiegare i dettagli tecnici dell’operazione, il perché della confisca e ha tracciato un profilo dello stesso Mazzei già noto da diverso tempo alle cronache giudiziarie. Un personaggio «chiaccherato» che è stato condannato nel maggio del 2011 a quattro anni di reclusione col rito abbreviato perchè ritenuto responsabile, insieme ad un altro imprenditore, di estorsione nei confronti di aziende impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Anche se, va ricordato, nell’occasione Mazzei è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per il procuratore Prestinenzi «il tenore di vita dello stesso Mazzei era sproporzionato ai redditi dichiarati».
Dagli elementi raccolti dagli investigatori, infatti, pare che i beni confiscati nella mattinata di ieri fossero il frutto di illecita provenienza e quindi di evasione fiscale e di sovrafatturazioni derivate dai vari appalti conseguiti. Ma non solo. A detta dello stesso procuratore Prestinenzi, a preoccupare sono i legami con organizzazioni criminali che operano sul territorio calabrese da parte dello stesso Mazzei. «Prima Mazzi era legato alla cosca Iannazzo – ha spiegato Prestinenzi in conferenza stampa – adesso ha creato legami con il clan Mancuso». Un elemento questo che in ogni caso al vaglio degli investigatori in un filone d’indagine differente rispetto a quello per cui si è proceduto oggi.
I beni sequestrati. Duecento ettari di terreno, 70 fabbricati, l’albergo Aer Hotel Phelipe di Lamezia Terme, 25 società nel settore del movimento terra, ed una cava in località San Sidero, sono tra i beni confiscati. Le indagini nei confronti di Mazzei hanno avuto inizio dopo che i carabinieri del Noe individuarono, negli anni scorsi, una cava adibita alla lavorazione degli inerti di proprietà dell’imprenditore. I carabinieri hanno poi ricostruito il patrimonio dell’imprenditore.
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