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CATANZARO – Sfigati, bamboccioni o cos’altro? Sarebbero questi i giovani di oggi secondo qualche ministro e buona parte della classe dirigente. I trentenni che vivono ancora a casa con i genitori sono un peso per l’Italia che lotta contro lo spread e una disoccupazione giovanile che supera il 30 per cento. Dati allarmanti riguardano tutto il Paese e anche la Calabria. Ma come si fa a trovare lavoro? E’ solo colpa della pigrizia dei giovani? Per un anno mi sono data da fare cercando in lungo e in largo: ho 27 anni, laureata in Lettere alla Sapienza di Roma. Negli ultimi mesi, il Quotidiano della Calabria mi ha chiesto di fare un diario e di raccontare tutti i tentativi alla ricerca del fatidico posto.
La scelta di tornare. Il mio viaggio alla ricerca di un posto inizia un anno fa quando, dopo la laurea, scelgo di tornare a casa, e quindi a Catanzaro. Una scelta che in molti hanno considerato coraggiosa, se non folle, soprattutto per le scarse opportunità che il capoluogo di regione offre ai giovani laureati che sperano di trovare un impiego. In sette anni di università, la mia famiglia ha investito 90mila euro per darmi un futuro. Il risultato? Se non si possiede una azienda di famiglia, se non si conosce qualcuno “che conta”, se non si cede alle “avance” di qualche galantuomo di turno, trovare un impiego a Catanzaro (e, suppongo nel resto della Calabria) diventa difficile, frustrante, ma soprattutto impossibile, perché appare poco chiaro il dove cercarlo. I tradizionali canali di ricerca, come siti internet, Centro per l’impiego, giornali di annunci, non sembrano dare infatti risultati soddisfacenti, perché all’offerta quasi inesistente si associa una inefficiente gestione dei servizi.
Le offerte dei siti. Nei principali portali nazionali consultati soprattutto dai giovani, come bakeca.it, kijiji.it, bacheca lavoro, e altri ancora, sono pochi gli annunci su Catanzaro, e quelli pubblicati riguardano offerte per operatori telefonici, marketing diretto, e dunque le vendita porta a porta, agenti monomandatari, animatori turistici, barman e cameriere. Senza nulla togliere alla rispettabilità di questi mestieri, che sembrano essere gli unici per cui viene offerto un reale compenso, di altro si trova ben poco.
Dopo ripetute ricerche sui portali degli enti pubblici o privati di Catanzaro e provincia o di quelle poche aziende locali che possiedono un sito internet, si deve constatare che nessuno ricerca figure professionali da inserire, né si prospetta la possibilità di inviare una candidatura spontanea, neppure per un semplice stage.
I concorsi fantasma. Sul sito della Provincia di Catanzaro, per esempio, cliccando sulla voce “Concorsi” notiamo che il link porta ad una pagina vuota con scritto “Filtro titolo” e “Tutti”, che non conducono a niente. Si passa alla voce “In evidenza” con l’elenco degli sportelli degli enti e servizi della Provincia, come Commissione Pari Opportunità, Centro di informazione Europe Direct, Musmi, Marca, Calabria Plus, ma di annunci neppure l’ombra. Sul sito del Comune di Catanzaro le cose non sono diverse. Non è presente alcun genere di avviso su concorsi, offerte di lavoro, stage.
Il centro per l’impiego. Insomma, la soluzione via internet si conferma una delusione. Anche perché sono iscritta al servizio Almalaurea, il sito universitario che dovrebbe registrare (e aiutare) gli studenti che cercano lavoro, anche dopo l’università. Ma da un anno non ho mai ricevuto un segnale, tranne una telefonata per un questionario sulla mia situazione occupazionale. Anche da Infojobs non ho mai avuto riscontri, almeno da quando ho inserito come sede di lavoro Catanzaro.
Decido allora di presentarmi alla sede del Centro per l’impiego della Provincia di Catanzaro, nella speranza di ricevere informazioni più dettagliate, consigli su dove effettuare la ricerca e soprattutto una “mappa”completa di aziende, pubbliche e private, cui potrebbe rivolgersi una laureata in discipline umanistiche, prime tra tutte testate giornalistiche, agenzie di stampa, case editrici, uffici stampa, uffici comunicazione e pubblicità, risorse umane. A ricevermi è un operatore che, dopo avermi suggerito di iscrivermi all’elenco degli inoccupati, mi consegna un foglio di carta con l’indirizzo internet (www.lavoro.provincia.catanzaro.it ) contenente le offerte di lavoro. In realtà cliccando sul link “Offerte di lavoro in Provincia” si trova “nessuna offerta trovata”, e i pochi avvisi presenti in altre sezioni riguardano altre città e regioni, non dunque Catanzaro e provincia.
Non chiedono laureati. Dagli annunci pubblicati poi dal sito del Centro per l’impiego si può notare che, salvo rari casi, nessuno ricerca personale laureato, mentre le figure più richieste per mesi sono state: promoter, animatori, consulenti energetici, manovali installatori pannelli fotovoltaici, operatori call center, periti elettronici. In un anno le proposte di lavoro non sono cambiate e ancora oggi sono esattamente le stesse. Viene un dubbio: ci sono per queste figure assunzioni continue oppure le richieste restano sulla carta e gli interessati non riescono a trovare il personale di cui hanno bisogno? Inoltre, si può constatare che il Centro per l’impiego e le realtà locali operano in modo del tutto distinto e separato. Chiedendo all’operatore si scopre infatti che il Centro per l’impiego si limita a rispondere alle richieste delle aziende che, secondo la legge (?)possono scegliere o meno di rivolgersi all’ente per ricercare personale. Non solo, il Centro non ha contatti con l’esterno, non organizza alcun tipo di incontro tra domanda e offerta, non raccoglie i curricula dei candidati, ma registra nel data base i profili contenenti i dati anagrafici e il titolo di studio conseguito con relativa votazione.
Aziende scollegate. Sarà soltanto in caso di richiesta da parte di qualche azienda, e quindi durante il colloquio che il candidato presenterà il suo curriculum completo. Manca il supporto dell’ente nell’aiutare la persona a conoscere chi cerca personale, e, soprattutto, mancano i contatti con le aziende che sono libere di cercare e assumere il personale per altre vie. Inutile stupirsi che manchi il lavoro se non si sa niente delle posizioni aperte e se non c’è alcun sistema che impedisca l’assunzione per vie traverse. Insomma: le aziende chiedono delle figure professionali di un certo tipo, le università ne sfornano altre. Non sarebbe il caso di creare una maggiore collaborazione?
I concorsi scaduti. Un discorso a parte meritano i concorsi, strumento democratico di selezione del personale. Sulla carta dovrebbe essere così, un metodo che privilegia i meriti e non le scorciatoie clientelari. Ma anche qui le cose nella realtà calabrese sono diverse rispetto ad altre regioni. Faccio un esempio: capita a volte di leggere un bando che risulta già scaduto, o di imminente scadenza, anche se fino a pochi giorni prima non si era notato. Nei rari casi in cui si è ancora in tempo per rispondere, tra i requisiti richiesti ci sono almeno 5 anni di esperienza nel settore di riferimento, e quindi l’annuncio non può essere rivolto ad un neolaureato. C’è da chiedersi anche come mai non ci sia un vero sportello che aiuti ad orientarsi sulla strada da seguire per cercare lavoro.
Lo sportello InformaGiovani. A tal proposito occorre riflettere sul ruolo dello sportello Igiò, presente a Catanzaro presso i giardini di San Leonardo e in piazza Prefettura. Lo sportello dovrebbe offrire un servizio di consulenza per i giovani in materia di “università, scuola, tempo libero, viaggi e lavoro”. Sull’ultima voce, però, non è ben chiaro l’effettivo compito svolto dagli operatori addetti. Lo sportello offre consulenza ai giovani che intendono avviare una attività, nient’altro. Recandosi alla sede di piazza Prefettura e chiedendo in cosa consiste il “servizio lavoro” la risposta che si riceve è “mi spiace ma al momento non sappiamo niente”, dove per niente si intende che non possiedono alcun tipo di informazioni su posizioni di lavoro aperte. L’operatrice inoltre precisa che lo sportello è collegato al Centro per l’impiego, che negli ultimi mesi non ha segnalato nulla. Stesse risposte si ricevono alla postazione di San Leonardo. Sono necessari, allora, altri due sportelli che non offrono servizi aggiuntivi?
La Gazzetta Ufficiale. Per mesi ho consultato anche il sito internet dello stesso Igiò, ma anche lì nessuna notizia confortante. Cliccando su “Concorsi” si accede alla Gazzetta Ufficiale, e quindi ai concorsi in tutta Italia, non selezionati per la provincia di Catanzaro. Nessun concorso ha riguardato però la Calabria in questi mesi, salvo il bando pubblicato pochi giorni fa per il conferimento di 15 incarichi di collaboratori (Co,co,.co) finalizzati allo svolgimento delle complesse attività di monitoraggio del piano di sviluppo turistico sostenibile.
Alla voce “tirocini e stage” è segnalato soltanto uno stage a Bruxelles scaduto a novembre 2011. Delle offerte di lavoro, essendo le stesse del Centro per l’impiego, si è già parlato in precedenza. Dove cercare dunque?
Le altre strade. Se i canali ufficiali non producono risultati soddisfacenti, si potrebbe pensare che quelli ufficiosi diano maggiori frutti, considerando che qualche giovane che lavora c’è, o quantomeno fa esperienza nel proprio settore professionale. Nell’ambito della comunicazione e del giornalismo, mio settore di riferimento, non sono pochi i giovani che scrivono per i giornali locali, che curano l’ufficio stampa di privati, che collaborano a numerose iniziative, a dir la verità a titolo gratuito o quasi, ma gli incarichi ottenuti non sono stati assegnati certamente attraverso una selezione ufficiale. Se anche questa è la prassi e se qualcuno può avere degli indiscutibili meriti, si concorderà che si potrebbe mettere a rischio la qualità dei servizi offerti, che spesso lasciano a desiderare in quanto a qualità e puntualità.
I doppi incarichi. Si hanno dunque professionisti che insieme al principale lavoro, per il quale ricevono regolare compenso, collaborano con testate, agenzie, fondazioni e svariati soggetti, pubblici e privati, svolgendo le mansioni che potrebbero anche essere assegnate ad un giovane che non ha ancora un impiego stabile. Ma ragionamento del genere non sfiorano neppure chi attribuisce incarichi e opportunità alle solite persone, per lo più adulte, che passano da un incarico ad un altro (anche in ambiti professionali differenti). Ma è così che va a Catanzaro, e anche in Italia, dove, secondo alcuni dati, oltre il 40 per cento del mercato del lavoro transita attraverso il canale delle conoscenze dirette, determinando bassa visibilità, trasparenza e accessibilità delle opportunità di lavoro che passano attraverso questo canale informale. Si accusano i giovani di essere incapaci di aiutare se stessi, di abbandonarsi alla pigrizia e alla pretesa che tutto venga da solo, ma non è così. Un giovane non dovrebbe, in una società legale e normale, immaginare che per avere una minima opportunità convenga usare coraggio e faccia tosta e bussare alla porta di qualcuno, oppure farsi mandare da un amico o un parente, piuttosto che guardare tra gli annunci pubblici se qualcuno ricerca personale. Un esempio: una azienda privata di Catanzaro sul proprio sito internet non ha pubblicato offerte di lavoro, o espresso pubblicamente la necessità di trovare collaboratori. Eppure, tramite una telefonata, si viene a sapere che l’idea di cercare ulteriore personale per il lancio di un nuovo progetto c’è.
Il curriculum trasparente. Ma nessuno a Catanzaro, offre la possibilità di lasciare un curriculum, a differenza di alcune importanti aziende italiane che sul sito internet prevedono la voce “Lavora con noi” pubblicando le posizioni aperte o comunicando comunque la possibilità di inviare una candidatura spontanea, da prendere in considerazione qualora si avesse necessità di quel profilo professionale. Qui in pochi lo fanno. Tra questi il gruppo Abramo che sul sito ha inserito “Lavora con noi”. Peccato però che le uniche posizioni aperte e le uniche figure richieste siano ancora una volta per operatore telefonico. E’realmente possibile che soltanto bar, villaggi, e Call center usino il criterio della trasparenza? Oppure bisogna davvero credere che siano solo loro ad avere necessità continua di nuovo personale? Insomma sembrerebbe proprio che la denuncia del giornalista del Corriere della sera, Federico Fubini, che ha descritto Catanzaro come la patria dei call center, sia fondata.
Nel capoluogo, gran parte dei giovani, anche quelli laureati e con esperienza, finiscono prima o poi a far parte di queste grandi aziende che rappresentano ormai l’unico sbocco professionale, l’unica via di fuga da una realtà che non offre alternative. Se è vero, come ha affermato il neo sindaco Sergio Abramo che il call center della sua famiglia, «Abramo customer care», sia una delle poche aziende locali che è riuscita a “dare lavoro a 3500 persone in Calabria e a 700 a Catanzaro”, garantendo dunque non solo uno stipendio ai giovani quanto “un servizio indispensabile all’industria, al commercio e ad altri settori economici per produrre lavoro”, è vero anche che un giovane laureato abbia il diritto di desiderare per il proprio futuro professionale qualcosa di più pertinente agli studi fatti.
I millantatori. Bussare alle porte per via privata è faticoso e rischioso, soprattutto se si è donna. Di millantatori di posti ne ho intercettati diversi negli ultimi mesi. Di solito hanno 5o anni, una posizione di potere economico o politico consolidata, e vantano conoscenze nelle stanze del potere, dove si decidono davvero le cose. Il copione è quello solito: prima tante domande sul titolo di studio, le aspirazioni, la disponibilità. Poi, il millantatore passa a sciorinare i nomi dei suoi conoscenti, con i quali ha rapporti che potrebbero essere decisivi.
Quindi, immancabile, l’invito a cena, anche quando l’interlocutrice ha l’età di una sua nipote. Un classico.
Lo stipendio che non c’è. Un anno di ricerca di lavoro senza frutto. Qualche mia amica è riuscita a trovare qualcosina, non adeguata certo agli studi fatti. Anche qui il percorso è obbligato: spesso queste esperienze professionali diventano solo un modo per trascorrere il tempo. Non producono nessuna crescita nè portano benefici economici, anche minimi. Poi arriva il ministro e ti dice che a trent’anni sei un bamboccione perché vivi ancora con i genitori. Ma come si fa a farsi una vita indipendente se arrivare a trovare un lavoro è sempre più un’impresa?.
Tutti parlano di lavoro. Due campagne elettorali nel giro di un anno a Catanzaro hanno scatenato le peggiori fantasie in tema di promesse occupazionali. Ma non sono solo i candidati a vendere fumo. La cosa che fa irritare sono le prediche e l’apologia dei giovani. Non c’è stato un convegno nell’ultimo anno senza un oratore che abbia parlato di investimenti sulle nuove generazioni, di investimenti su cultura e turismo. Tutti parlano di coinvolgere i giovani nel progetto di crescita della regione. Tutti esaltano l’importanza della comunicazione, però i posti disponibili riguardano gli animatori dei villaggi turistici.
Il futuro che non c’è. Come si può parlare di crescita della città, di giusto riconoscimento per le eccellenze locali e le giovani risorse umane se è proprio la città in cui si nasce e si cresce a non poter o voler accogliere i propri figli? Dove sta la coerenza dei politici e degli imprenditori locali che si dimostrano rammaricati per la perdita costante degli studenti che lasciano Catanzaro per costruire un futuro altrove, se in città e dintorni non c’è possibilità di mettere a frutto le conoscenze acquisite durante il percorso di studi? E se non c’è soprattutto la possibilità di fare esperienza, di apprendere un mestiere che l’Università italiana non insegna davvero? Quanti conoscono l’elenco completo di tutte le realtà esistenti nel territorio, a cui poter inviare magari una candidatura spontanea? Una possibile utilità degli sportelli preposti per il lavoro potrebbe essere proprio quella di aiutare l’utente a conoscere tutte le possibilità, consultando pertanto un elenco completo, senza rischiare di ignorare l’esistenza di imprese, esercizi commerciali, enti che potrebbero rivelarsi interessanti. Ma forse richiedere trasparenza e completezza di servizi e informazioni è troppo per una città in cui le cose si fanno sempre a metà, in cui a disorientare non è tanto la mancanza di impieghi stabili o retribuiti, ma le basi della trasparenza e soprattutto un valido incoraggiamento ad intraprendere un percorso che, lo sappiamo, è assai difficile anche con tutte le agevolazioni e le informazioni necessarie. Non esiste una attività di raccolta di informazioni da sottoporre all’utenza in modo chiaro e poco dispersivo, quando i servizi potrebbero raccogliere i bandi comunali, provinciali e regionali in un unico elenco, e potrebbero essere messi a punto programmi per la formazione e l’aggiornamento, indispensabili oggi per arricchire il curriculum che sembra non essere mai abbastanza.
Il progetto Abramo. In cosa consiste dunque l’impegno dei politici per aiutare i famigerati giovani a non lasciare la propria amata città e ad impiegare talento, conoscenze e creatività per aiutare il territorio a crescere? Tante promesse, tanti buoni propositi, poche azioni concrete. Esprimere queste considerazioni non sembra azzardato, se lo stesso sindaco Sergio Abramo, all’interno del suo programma elettorale, ha espresso l’intenzione di potenziare il lavoro del Centro per l’Impiego, consentendo una maggiore “sinergia con le scuole, le università, il mondo imprenditoriale” e l’intento “di programmare interventi comuni di politica attiva del lavoro, per migliorare il sistema della formazione, dell’orientamento, dell’alternanza scuola-lavoro, dell’informazione e creare nuove e durature opportunità occupazionali”. “Più specificamente” si legge nel programma “si devono promuovere: il potenziamento dei servizi di orientamento e consulenza per supportare in modo efficace le scelte formative, professionali e lavorative; il potenziamento degli interventi a sostegno dell’imprenditoria giovanile;la creazione di uno sportello che metta in rete amministrazione, ordini professionali e associazioni di categoria per supportare i giovani che intendono avviare un’attività professionale o d’impresa. Sarà potenziato lo “Sportello Informagiovani”, che dovrà essere un utile ed efficiente punto di riferimento per i giovani che vogliono avviare un’attività imprenditoriale, ottenere informazioni in merito ai progetti formativi che li riguardano, attivare più iniziative di carattere sociale, organizzare eventi culturali”. Non resta che aspettare.
Lavoro e basta. Nel frattempo, in questi mesi di ricerca e di porte chiuse mi è venuto in mente spesso un celebre monologo di Massimo Troisi: lavoro nero, lavoro precario, lavoro femminile, lavoro clandestino, lavoro minorile, lavoro sottopagato, lavoro a termine, lavoro di notte, lavoro a tempo pieno, lavoro a mezza giornata, lavoro salariale. Ma solo lavoro non è possibile?
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