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A Milano salta il primo pezzo di Natale: la tradizionale fiera degli “Oh Bej Oh Bej” è ufficialmente saltata. Troppe le incertezze per una manifestazione in programma subito dopo la fine del lockdown, dunque il Comune ha preferito cancellare la fiera, che avrebbe dovuto svolgersi dal 5 all’8 dicembre.
I DATI PREOCCUPANTI
Ed è il primo pezzo di Natale milanese che salta, perché si tratta di una festa dedicata al patrono della città, Sant’Ambrogio, con radici risalenti al 1300. Ma non si poteva fare altrimenti, spiegano da Palazzo Marino, perché il decreto del governo per contenere il contagio avrà affetto fino al 3 dicembre e «l’evoluzione dello stato epidemiologico in atto non consente di prevedere se tali misure saranno ulteriormente prorogate. Visto che la fiera è un’iniziativa commerciale su area pubblica di particolare complessità che contempla la presenza di oltre 400 operatori, la complessità dell’evento richiede l’adozione per tempo di adeguate misure organizzative».
La scelta sembra saggia, anche perché se la curva dei contagi sembra in discesa, non lo è quella della mortalità: in ottobre si rileva un incremento dei decessi sia al Nord (+22%) sia al Centro-Sud (+23%) con un eccesso significativo in diverse città. Secondo un monitoraggio della fondazione Gimbe si registra un primo rallentamento dei casi, ma resta esponenziale l’incremento dei decessi, che aumenta del 41,7%.
«L’incremento è destinato ad aumentare nelle prossime settimane, perché l’effetto delle misure riduce prima gli indici di contagio, poi ricoveri e terapie intensive, solo da ultimo i decessi».
TRA PRUDENZA E APERTURE
Il sindaco Giuseppe Sala pare comunque deciso a continuare sulla linea della prudenza, dopo alcuni momenti di “aperturismo”.
Il primo cittadino ha scritto: «Loro sono Lisa e Gaia, due mamme del comitato “A scuola” di cui fanno parte genitori, insegnanti e studenti. Ogni giorno dei loro rappresentanti manifestano silenziosamente davanti a Palazzo Marino . A Milano le cose stanno migliorando, significativamente se guardassimo solo all’Rt. Ma il sistema sanitario è ancora sotto pressione. Dobbiamo avere ancora pazienza. E poi potremo un po’ riaprire. Anche le scuole, spero fortemente».
Nel frattempo l’Amministrazione Fontana continua a spingere il tema della riapertura con una lettura ottimistica dei dati: «Oggi, per la prima volta dall’inizio della nuova ondata, il totale dei ricoveri in Lombardia ha segno negativo (-32 ) – ha scritto sulla propria pagina Facebook il governatore lombardo – Un nuovo piccolo segnale di miglioramento. Potrebbe essere un dato isolato o l’inizio della discesa, i numeri non sono alti come l’ondata che abbiamo affrontato a marzo, ma i nostri ospedali si stanno occupando con enorme impegno di 8.291 persone ricoverate e 915 pazienti in terapia intensiva. Consolidare il segno “meno” su questi due numeri è la nostra assoluta priorità: cautela, distanziamento e mascherine».
L’obbiettivo della giunta leghista è infatti di un Natale in libertà come dichiarato dallo stesso Fontana: «Credo che sia meglio un po’ di cautela all’inizio che dover poi rincorrere una ripartenza della corsa del virus. È meglio avere un po’ di cautela iniziale e cercare di metterci in sicurezza. Anche perché dobbiamo fare il Natale e dobbiamo farlo con una certa libertà».
IL MONITO DI GALLI
Ma il Natale resta a rischio, almeno se lo si intende come un “liberi tutti” come ha avvertito Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano: «Natale e Capodanno sono due grandi feste, se le affrontiamo con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato Ferragosto non ne usciamo più – ha spiegato – Se anche ipoteticamente chiudessimo tutto per tre o quattro settimane e riaprissimo a Natale, è evidente che la riapertura non sarà una riapertura che può consentire alle persone di andare per cenoni e veglioni. Non vuol dire che gli italiani debbano diventare monaci di clausura, ma è necessario che abbiano comunque cautele. Dovremo abituarci all’idea che al sacrificio non può seguire il “liberi tutti”, finché il vaccino non ci toglierà dai piedi questo problema”.
La politica lombarda, però, sembra sempre più legata alle spinte delle componenti sociali che vogliono riaprire tutto, anche a rischio di far impennare i contagi e i morti. Il Natale rappresenta un ricco affare per tutti, specialmente per il commercio che dai mercatini natalizi e dalle spese ricava milioni di euro. Un ricco piatto necessario a rimettere i conti in ordine dopo un anno di restrizioni dovute al Covid-19.
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