Un elicottero del 118 Basilicata
3 minuti per la letturaPOTENZA – Il gup di Potenza, Teresa Reggio, ha rinviato a giudizio 8 persone per la morte, ad fine luglio del 2017, della piccola Alessia Pisani di Melfi, uccisa ad appena 14 mesi da un’infezione cardiaca mai diagnosticata, nonostante le otto ore trascorse tra gli ospedali della cittadina federiciana e di Potenza.
Si tratta di 7 medici dell’ospedale San Giovanni di Dio: Luigi De Nicola, Antonietta Pietrafesa, Gaetanina Mastronardi, Giuseppe Griesi, Maria Pastore, Francesca Letterio e Maria Tagliente. Più l’ex direttore del 118, Libero Mileti (direttore del dipartimento di rianimazione dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo).
L’inizio del dibattimento nei loro confronti è stato già fissato a marzo del 2021. Per tutti l’accusa è di cooperazione in omicidio colposo in quanto dal momento dell’ingresso della piccola in pronto soccorso di Melfi al suo trasporto al San Carlo di Potenza: «non effettuavano un’accurata diagnosi, non disponevano ideonei accertamenti diagnostici che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura della patologia da cui la stessa era affetta, consentendole di ricorrere a protocolli terapeutici in grado di incrementare consistentemente le sue speranze di vita».
A lanciare l’allarme sulle condizioni della piccola era stata la madre avvertendo un certo affanno nel suo respiro. A nulla, però, sarebbero serviti gli aerosol prescritti dalla pediatra, che pensava a una banale bronchiolite. Per questo verso le quattro del pomeriggio il padre, operaio dell’Fca, aveva deciso di portarla al pronto soccorso del Giovanni di Dio. Eppure neanche lì avrebbero colto subito la gravità della situazione, lasciandola su una barella fino alle 20.
Gli inquirenti contestano al medico di turno, De Nicola, di non aver rilevato la frequenza respiratoria e la pressione arteriosa della piccola, mentre la pediatra Pietrafesa avrebbe perso un’ora cercando una vena per effettuare un prelievo di sangue, senza prendere in considerazione «la natura cardiologica della patologia (…) nonostante la presenza della manifestazione tipica dei sintomi», ed effettuare altre indagini diagnostiche.
Anche i rianimatori, Mastronardi e Griesi, e il medico di guardia in sala operatoria, Pastore, si sarebbero «persi» cercando una vena accesibile nel braccio della piccola. Ma il magistrato contesta a Mastronardi, la pediatria Tagliente e al medico subentrato a De Nicola, Letterio, anche di aver dimenticato di leggere la radiografia del torace della piccola che gli era stata posta in visione «con urgenza», e di aver chiesto il trasporto in autoambulanza e non in elicottero della paziente a Potenza, nonostante a quel punto le avessero già assegnato il codice rosso.
Poco dopo la partenza, infatti, Mastronardi avrebbe deciso di tornare indietro visto che le condizioni della piccola peggioravano. Quindi con Letterio, incuranti del fatto che la centrale del 118 suggerisse di proseguire per risparmiare «circa un’ora» di tempo, avrebbero chiesto l’intervento dell’eliambulanza.
Proprio durante il tragitto da Melfi a Potenza il medico di volo, Mileti, avrebbe declassato inspiegabilmente a codice verde le condizioni della bambina, «adottando un protocollo non adeguato».
Il rinvio a giudizio è stato accolto con soddisfazione dall’avvocato dei genitori della piccola, Giustino D’Onofrio, che ha ribadito l’importanza di fare chiarezza sull’accaduto non soltanto per i familiari ma anche per evitare che episodi simili si ripetano.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA