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CROTONE – Un omicidio che «ha lasciato il segno». E’, secondo don Ciotti, quello del piccolo Domenico Gabriele, l’undicenne vittima innocente della strage ai campetti del giugno 2009, spirato dopo tre mesi di agonia essendo stato raggiunto, per errore, dai colpi sparati all’impazzata dai killer che, all’istante, freddarono il vero obiettivo, Gabriele Marrazzo e ferirono altre dieci persone. Il fondatore di Libera ha deposto stamane, per una decina di minuti, davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. Lo aveva citato la difesa dei genitori di Dodò, Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Napoli e Francesco Verri e costituitisi parte civile nel processo. Don Ciotti, che ha conosciuto i coniugi Gabriele a quattro mesi dall’eccidio, ha affermato che ormai «il loro impegno e la memoria di Dodò costituiscono un punto di riferimento per la lotta antimafia».
Proprio della loro voglia di mettersi in gioco, nonostante la sofferenza, ha parlato il sacerdote, che ha ricordato di aver organizzato un incontro con il capitano della Juventus, Alessandro Del Piero, idolo di Dodò. Il sindaco, Peppino Vallone, incalzato anche dal pm Antimafia Salvatòre Curcio che chiedeva se il delitto avesse suscitato allarme sociale, ha parlato di «evento traumatico per la città» soffermandosi sulla scelta del Comune di costituirsi parte civile per chiedere chiarezza. Il sindaco ha evidenziato anche la reazione della città. «Proclamai il lutto cittadino e ai funerali vi fu una partecipazione non comune».
Il preside della scuola che Dodò frequentava, Franco Rizzuti, e alcune docenti hanno ricordato lo studente modello, premiato dal Rotary come migliore alunno della direzione didattica. Dodò aveva anche manifestato il desiderio di divenire sacerdote e faceva il chierichetto alla chiesa di San Giuseppe Artigiano, come ha ricordato il parroco Massimo Sorrentino.
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