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ROMA – In Italia entro la fine dell’anno 1 milione e 140 mila ragazze rischiano di ritrovarsi tagliate fuori dallo studio, dal lavoro e da percorsi formativi. Il Covid accelera le diseguaglianze di genere, che cominciano sin dalla prima infanzia. Bambine e ragazze crescono con l’illusione della parità, che si infrange nell’impatto col mondo del lavoro e ancora già prima della crisi 1 minore su 9 viveva in povertà assoluta; asili nido solo per il 13,2% dei bambini; dispersione scolastica al 13,5%.

Sono solo alcuni dei dati che emergono dal nuovo Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine” diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione. Una pubblicazione a cura di Vichi De Marchi, con la collaborazione di Diletta Pistono e Elena Scanu Ballona, corredata da mappe e infografiche, e arricchita quest’anno dal contributo di 7 importanti scrittrici, Viola Ardone, Ritanna Armeni, Susanna Mattiangeli, Rosella Postorino, Carola Susani, Igiaba Scego, Nadia Terranova, da quello del poeta e scrittore per ragazzi Bruno Tognolini, e oltre che da un inserto sull’editoria per ragazzi al femminile curato da Andersen.

Un Paese non “a misura di bambino”, si legge sulla nota di Save the Children, quello che si è trovato ad affrontare l’emergenza Covid-19, ma ancor meno un Paese “a misura di bambine”. Bambine e ragazze che in Italia pagano sulla loro pelle disuguaglianze di genere sistematiche e ben radicate nella nostra società, che si formano già nella prima infanzia, che le lasciano indietro rispetto ai coetanei maschi e che, con la pandemia, sono deflagrate. Circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4, con picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, e che vede percentuali più alte per le ragazze anche nei territori più virtuosi, come il Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi, le ragazze Neet sono quasi il doppio (14,6%).

Divari di genere che si ripercuotono anche sul fronte occupazionale, con un tasso di mancata occupazione tra le 15-34enni che raggiunge il 33% contro il 27,2% dei giovani maschi, un dato comunque grave. L’istruzione resta un fattore “protettivo” per il futuro delle ragazze, ma anche le giovani che conseguono la laurea stanno pagando cara la crisi: tra le neolaureate che hanno conseguito il titolo di primo livello nei primi sei mesi del 2019, solo il 62,4% ha trovato lavoro, con un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2019, mentre per i laureati maschi – pur penalizzati – il calo è di 8 punti (dal 77,2% al 69,1%), con retribuzioni comunque superiori del 19% rispetto alle neolaureate.

Quest’anno l’Atlante apre una finestra sulla condizione dell’infanzia nel nostro Paese, restituendoci una fotografia fatta di povertà minorile e disuguaglianze educative, da nord a sud e propone un approfondimento sulla condizione di bambine e ragazze in Italia, evidenziando per loro un futuro post pandemia a rischio. Un Paese, quello fotografato da Save the Children, dove nascono sempre meno bambini e dove la povertà intrappola il loro futuro nelle aree più svantaggiate, nelle periferie educative, privandoli delle opportunità di coltivare passioni, talenti e aspirazioni. Questa l’Italia delle bambine, dei bambini e degli adolescenti sulla quale si è abbattuta la scure dell’emergenza Covid con conseguenze socio-economiche che rischiano di rendere ancor più profonde le disuguaglianze.

Basti pensare alla possibilità di frequentare un asilo nido o un servizio per la prima infanzia, che in Italia resta un privilegio per pochi: nell’anno scolastico 2018/2019 solo il 13,2% dei bambini ha accesso a servizi pubblici offerti dai Comuni, con percentuali che si fermano al 3% per la Calabria, al 4,3% per la Campania e al 6,4% per la Sicilia. Un divario territoriale molto evidente che vede sul lato opposto della graduatoria la provincia autonoma di Trento al 28,4% e l’Emilia Romagna al 27,9%. Ma anche nel percorso di crescita, gli indicatori di povertà educativa confermano una situazione grave già prima dell’emergenza: nel nostro Paese quasi uno studente al 2° anno delle superiori su 4 (24%) non raggiungeva le competenze minime in matematica e in italiano, il 13,5% abbandonava la scuola prima del tempo e più di 1 su 5 (22,2%) andava ad incrementare l’esercito dei NEET, cioè di coloro che non studiano, non lavorano e non investono nella formazione professionale.

Anche al di fuori della scuola, le opportunità di crescita culturale, emozionale, creativa, di svago e di movimento che possono permettere ai bambini e agli adolescenti di sviluppare pienamente la propria personalità sembravano essere molto basse: nel 2018-2019, il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non leggeva neanche un libro extrascolastico all’anno, circa 2 su 3 non andavano mai a teatro o a visitare un monumento, neanche quando le restrizioni anti-Covid non erano ancora realtà; e più di 1 bambino o adolescente su 5 (22,4%) tra i 3 e i 17 anni non praticava alcuna attività sportiva prima dell’arrivo del Coronavirus.

«Nonostante l’impegno di tanti docenti ed educatori, il funzionamento a singhiozzo delle scuole e la didattica solo a distanza stanno producendo in molti bambini non solo perdita di apprendimento, ma anche perdita di motivazione nel proseguire lo studio. Dai territori riceviamo segnalazioni di bambini e ragazzi che spariscono dal radar delle scuole. Le mappe dell’Atlante indicano con chiarezza quali sono le “zone rosse” della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario intervenire subito e in via prioritaria per affrontare una doppia crisi: quella sanitaria e quella educativa», afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.


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Fabio Grandinetti

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