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di DOMENICO AGOSTINI BOVALINO – Francesco Cristian è nato alle 13.02 del 9 maggio. È stato voluto ma non desiderato. Adelina lo ha amato fin da quando ha capito che il seme, non frutto dell’amore, stava germogliando. Lo ha sentito come solo una mamma riesce ad avvertire quella strana sensazione che nel proprio grembo sta per verificarsi il miracolo della vita. Lei, Adelina, 23 anni, rumena da qualche anno residente a Bovalino, vittima di una storia di abusi che configurano l’incesto, così sofferente, così gracile, così diversa dalle amiche, guardata dalle sue coetanee ma anche dai conoscenti: ragazzi, ragazze, uomini, donne, anziani, con l’affetto e la simpatia che vengono in genere riservati ai “diversi” che dopo pochi anni di vita, vengono aggrediti da malefiche malattie che non danno scampo e costringono ad usare sofisticate attrezzature per restare in piedi; lei, la mammina, così dolce, così sorridente pur nella sofferenza; lei, intimamente mamma, è riuscita a portare a termine un parto difficile, quasi impossibile. Francesco Cristian è nato all’ospedale di Locri da parto cesareo, assistito e seguito dai dottori Ciaccio, Salerno, Romeo e Domenico Modesto, i quali hanno usato tutte le precauzioni e le dovute costanti attenzioni perché il piccolo migliorasse la maturità, senza alcuno squilibrio metabolico. Il neonato è in salute e vispo, grazie anche al buon comportamento collaborativo di mamma Adelina, che ha aiutato l’equipe nella gestione del difficile caso. Pesa 2.550 grammi ed è veramente un bel bimbo. La puerpera lo ha allattato il giorno dopo e con la gioia della prima poppata, felice, è salita al piano superiore preferendo le scale all’ascensore. Tutto bene, le chiedo? Si! E ci siamo abbracciati, emozionati. E il bambino? Sta bene? Si! Tira fuori una fotocamera di ultima generazione, ma quasi invisibile, dalla tasca del pigiama e mi mostra il suo “batuffolo celeste”, un primo piano di un bimbo pieno di vita, con una garza sull’ombelico. Si commuove, ma non mi va di fare il fotoreporter. Non voglio provocarle ansia. Le chiedo solo di mandarmi una e-mail. Annuisce e comprende. L’altra sera, come tutte le sere, quando non ha impegni professionali, è arrivata la sua amica, Carmen, una connazionale che lavora come infermiera professionale ad Antonimina presso Villa Vittoria; da quando Danila ha rotto i rapporto con la genitrice, l’accudisce come fosse una sorella minore, quasi una figlia. Carmen è una ragazza meravigliosa, ma di lei parleremo in un altro momento. 

Mercoledì, alle 12, Adelina ha fatto ritorno nella sua abitazione di Bovalino e sono andato a trovarla. Il bambino dormiva tranquillo sul letto grande della mammina ed abbiamo chiacchierato un po’: «Sono felice perché ho mio figlio, vedilo quanto è bello. Tra poco si sveglierà perché debbo dargli il latte, gli basta il mio. Ho ricevuto molte testimonianze di affetto e d’amore. E’ finito un incubo. Ho sempre pensato di riuscire a portare a termine il parto. Debbo ringraziare tanto la mia amica Carmen che mi sta vicino e non mi fa mancare nulla». Il fratello di Adelina è in carcere dal giorno in cui il giudice del Tribunale di Locri ne ha chiesto l’arresto. Era il 18 gennaio di quest’anno quando è stato arrestato dagli agenti del Commissariato di Ps di Bovalino a seguito di accurate indagini e confortati dalla testimonianza della ragazza, per un reato grave quale l’abuso fisico su un congiunto che la legge punisce con la pena della reclusione da uno a cinque anni. Un reato gravissimo per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con un fratello o con una sorella. Adelina ha avuto il coraggio di raccontare tutto al dirigente capo del Commissariato di Bovalino. Ora è felice con il suo Francesco Cristian. L’amica Carmen ha preparato la documentazione necessaria per l’Asl e per l’Inps. Siamo sicuri che riceverà tutte le attenzioni possibili per farle tornare definitivamente il sorriso. 

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