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«Anche quest’anno, su 212 intimidazioni mafiose ai danni di amministratori locali, è la Calabria la regione più colpita, con 87 casi, seguita dalla Campania, dove abbiamo registrato diverse minacce durante la campagna elettorale». Lo ha detto Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 con l’intento di promuovere la cultura della legalità all’interno della pubblica amministrazione. In occasione delle commemorazioni previste a Cinisi per ricordare il 34esimo anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato, verrà presentato oggi, alle 18.30, nella sala consiliare del Comune il rapporto ‘Amministratori sotto tiro’ di Avviso Pubblico. La Sicilia, con 49 casi, 23 per cento del totale, è la terza regione, e Palermo è la prima provincia con 17 casi accertati. Ma i dati sono «purtroppo in continuo aumento – aggiunge Campinoti – quest’anno abbiamo anche un caso a Garda, in provincia di Verona, dove a un consigliere comunale di minoranza hanno tagliato le ruote della macchina: aveva appena denunciato l’aggiudicazione di un appalto a una ditta vicina alla ‘Ndrangheta. Purtroppo la legalità in troppi casi non è stata messa al centro dei programmi elettorali nei vari territori». «Dalla nostra esperienza – dice il presidente di Avviso pubblico –  risulta quanto sia difficile esportare al Sud buone prassi che hanno dato risultati nei Comuni del centro-nord e viceversa. Ciò è dovuto alla diversità dei contesti legislativi regionali e alla variabilità delle dinamiche delle infiltrazioni mafiose»  «Nel febbraio scorso abbiamo elaborato la ‘Carta di Pisà, – prosegue – un codice etico anticorruzione che ha raccolto qualche sottoscrizione. Può essere adottata con un atto del sindaco o del presidente della Provincia o della Regione, con una delibera di giunta o di consiglio, ma anche da un singolo consigliere». Il codice regola temi come la trasparenza, il conflitto d’interessi, il finanziamento dell’attività pubblica, le nomine in enti e società pubbliche, i rapporti con l’autorità giudiziaria.

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