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Grazie. Per la classificazione della Calabria zona rossa ai fini delle misure contro il Covid, cioè il massimo delle restrizioni che, ristori o non ristori, daranno inevitabilmente un altro durissimo colpo alla nostra economia, bisogna ringraziare tutti coloro che hanno gestito il sistema sanitario regionale negli ultimi decenni. Quelli di prima (cioè la Regione) e quelli intervenuti dopo in vesti di commissari che avrebbero dovuto risanare i conti di un bilancio disastrato, con un occhio, però, ai livelli delle prestazioni erogate ai cittadini. Dopo i complimenti per aver ridotto la sanità calabrese in condizioni pietose, senza peraltro risanare alcunché (ammesso che la priorità fosse quella di far quadrare i numerini nel capitolo di gran lunga più significativo del bilancio regionale), oggi è il momento dei ringraziamenti.

Serve a poco imbastire ragionamenti, indagare motivazioni, men che meno ipotizzare complotti. Inutile anche rimuginare sul perché la Calabria da domani chiude per Covid e molte altre regioni con situazioni di contagi ben più allarmanti (ma solo nei numeri) no. E, d’altra parte, che i timori degli esperti fossero in parte legati alla tenuta del sistema sanitario regionale si era detto e ridetto. Di chi, allora, la paternità di questo colpo al cuore della regione? Del sistema dei tracciamenti dei contagi saltato, delle unità territoriali di medicina fatte partire a metà, della capacità di processare tamponi in tempi utili per tracciare i contatti dei positivi non sufficiente… tutti figli di un sistema sanitario bucherellato e rattoppato male. Che continua, Covid a parte, a non garantire – le eccezioni e anche le eccellenze, che pure ci sono, non bastano – ai calabresi la “tranquillità” di poter essere curati con efficienza qui, senza dover fare – come tanti, ogni anno – le valigie con pigiama e speranza. Che vergogna.

Grazie, dunque, ai grandiosi amministratori e commissari che nell’arco di decenni non sono stati capaci di pensare a far funzionare meglio (in alcuni settori di far funzionare) questa sanità. Grazie anche a nome di chi si chiede come mai con così pochi contagi e, in raffronto ad altre regioni, con così pochi ricoveri, la Calabria è ritenuta zona critica nell’affrontare conseguenze e soprattutto pericoli legati alla pandemia. Grazie anche a nome di chi, smanettando sul sito di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), va a verificare regione per regione il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in reparti ordinari per Covid e scopre che la Calabria apparentemente è tra quelle messe meglio (proprio così), con il 7%, per esempio, dei posti di terapia intensiva occupati, rispetto a percentuali molto più alte in quasi tutti gli altri territori. Il problema, però, è che il numero dei posti di terapia intensiva disponibili rispetto alla popolazione è più basso rispetto alla soglia di sicurezza fissata dal governo. Perché non sono stati adeguati? Mancano mezzi, personale e via dicendo. Sono state avviate procedure, è vero, anche straordinarie, ma il risultato, all’evidenza dei fatti, non è stato sufficiente. Il tutto, è bene non dimenticarlo, nel bel mezzo di un vorticoso chiacchiericcio nazionale di rimbalzi di responsabilità, ventilatori polmonari rimasti imballati e compagnia cantando. Il risultato è che da domani molti dovranno chiudere la saracinesca, anche chi ha cercato di attenersi scrupolosamente alle misure di prevenzione del contagio, anche chi ha avuto il coraggio di rimproverare clienti che non indossavano la mascherina a dovere. La Calabria non poteva permetterselo. Ancora grazie, per questo lockdown e anche per tutto quello che, quando la pandemia sarà storia chiusa, ci ritroveremo per la recuperata “normalità”.

C’è poco altro da aggiungere, se non che oggi più che mai la denuncia pubblica di tutto quello che per la sanità dei calabresi non viene fatto sarà costante. E almeno il giornale in edicola ci è consentito di andare a prenderlo.

p.s.

Una “preghiera” al Governo: visto che è stato prorogato proprio ieri il commissariamento della sanità calabrese, si nomini un commissario che abbia una visione, da tecnico, di un sistema sanitario regionale. I conti sono importanti, ma i calabresi hanno diritto ad altro.

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Fabio Grandinetti

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