Giuseppe Conte
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ROMA – La situazione dei contagi in Italia rischia ormai di sfuggire di mano e per questa ragione il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante il suo intervento alla Camera, ha cambiato registro parlando espressamente di nuove misure estremamente più restrittive rispetto a quelle emanate negli scorsi giorni.
Si parte dalla chiusura del centri commerciali nei fine settimana fino ad arrivare a delle vere e proprie limitazioni alla mobilità durante la sera si ipotizza un coprifuoco anticipato alle 21), ma non manca la riduzione al 50% della capacità sul trasporto pubblico e chiusura di musei e mostre. «Chiudiamo nei giorni festivi e prefestivi i centri commerciali ad eccezione di negozi alimentari parafarmacie e farmacie ed edicole dentro i centri. Chiudiamo i corner per le scommesse e giochi ovunque siano, chiuderanno anche musei e mostre».
Tutte definite da Conte come «misure necessarie» da adottare «con la massima speditezza» anche se poi ha precisato che l’adozione sarà rimessa al Parlamento.
Questa volte, quindi, Conte cambia sistema e al Dpcm frutto della volontà del Governo e immediatamente operativo passa all’azione concordata con il Parlamento che «potrà esprimersi prima dei provvedimenti del governo» e al quale «do la mia disponibilità ad accogliere i rilievi che arriveranno».
La situazione è peggiorata
Ma a cosa è dovuta questa accelerazione nell’azione del premier? Semplice: «La curva corre in ogni Continente. L’Ue all’interno di un quadro globale è una delle aree più colpite dall’urto della seconda ondata. Nelle ultime settimane l’incremento di casi è stato di 150 contagi per ogni 100 mila abitanti e anche nel nostro Paese la situazione è in peggioramento: la recrudescenza ha condotto ad una moltiplicazione significativa dei contagi». Il che tradotto significa: È necessario correre ai ripari prima che il virus ci travolga.
Nel dettaglio Conte ha spiegato che in questo momento la sanità nazionale non sta subendo «una insostenibile pressione nei reparti di terapie intensiva», ma «registriamo un preoccupante affollamento» in particolare «nelle terapie sub-intensive e nell’area medica in generale».
In queste condizioni il sistema va sotto stress e rischia di scoppiare: «Occorre alleggerire la pressione nei pronto soccorso e far crescere la possibilità di screening nella popolazione italiana». Anche perché «l’evoluzione dell’epidemia risulta molto preoccupante» e si va verso uno scenario di tipo 4 e «c’è il rischio tenuta dei servizi sanitari in alcune regioni», ha detto il premier, anche se ha poi chiarito che in realtà «il quadro è grave su tutto il territorio nazionale».
Con il rischio che nel corso del mese di novembre l’indice rt di contagio peggiori considerevolmente in almeno 15 regioni «esiste un’alta probabilità che 15 regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche. A ieri risultano ricoverate in terapia intensiva 1.939 persone. I pazienti in terapia intensiva sono al momento poco più della metà dei posti letto attivati grazie alle forniture del governo con il commissario straordinario».
Ma che significa che il Paese rischia lo ‘scenario 4’
Lo scenario 4 è la più grave tra le ipotesi di sviluppo dell’evoluzione della malattia, secondo il piano ‘Prevenzione e risposta a COVID-19’ redatto dall’Istituto Superiore di Sanità, e si verifica in casi di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo.
Uno dei parametri tenuti in considerazione è l’indice di contagio Rt regione per regione. Si entra in allarme rosso quando viene superato 1,5, e sono 13 le regioni che nell’ultimo report dell’Iss risultano oltre la soglia: due di queste superano addirittura quota 2, sono Piemonte (2,16) e Lombardia (2,09). Le altre regioni attenzionate sono Calabria (1,66), Emilia Romagna (1,63), Friuli Venezia Giulia (1,5), Lazio (1,51), Liguria (1,54), Molise (1,86), Provincia di Bolzano (1,96), Provincia di Trento (1,5), Puglia (1,65), Umbria (1,67) e Valle d’Aosta (1,89).
Proprio per questa differenza nello sviluppo della pandemia «non ci sarà un regime indistinto sul territorio» ha detto Conte spiegando che «il prossimo Dpcm individuerà tre aree corrispondenti a tre aree di rischio con misure via via più restrittive. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute».
Conte ha aggiunto che «siamo costretti a intervenire in un’ottica di prudenza per eseguire una strategia di contenimento del contagio. Questa strategia va modulata a seconda della situazione delle regioni. Per questo motivo adotteremo una decisione per interventi modulati sulla base di rischi elevati sul territorio sulla base di criteri scientifici. Introdurremo un regime differenziato basato su differenti scenari regionali».
Interventi, ovviamente, che tengono conto anche dell’esigenza di proteggere l’economia: «Il governo non intende arretrare di un millimetro nella protezione economica» della società anzi, sebbene la priorità sia la difesa della salute. «Siamo consapevoli del senso di smarrimento e della rabbia dei cittadini», ma «non vi può essere alcun dilemma tra la protezione della difesa della salute e la difesa dell’economia».
L’appello a maggioranza e opposizione
Non è mancato da parte del presidente del Consiglio un appello alle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione, affinché si resti «uniti in questo drammatico momento. Ho prospettato ai leader delle opposizioni un tavolo di confronto col governo. Al momento questa proposta è stata rifiutata, se ci fossero ripensamenti posso confermare che la proposta del governo permane immutata e non sottende una confusione di ruoli o sovrapposizione di responsabilità. Il governo è consapevole della piena responsabilità di ogni sua decisione».
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