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CATANZARO – Da vittima di un tentato omicidio ad indagato per tentata violenza sessuale. È quanto accaduto a Paolo Lorenzo Rotundo, 51enne parte lesa nel processo a carico di Pietro Antonio Vitaliano, il 31enne accusato di tentato omicidio a seguito dell’accoltellamento del primo, avvenuto il 21 ottobre scorso. È stata lo stesso pubblico ministero Alessia Miele, titolare delle indagini relative al tentato omicidio, ad informare il tribunale di Catanzaro, oggi nel corso del processo a Vitaliano, dell’intenzione di iscrivere il nome di Rotundo nel registro delle notizie di reato per tentata violenza sessuale ai danni del 31enne che lo ha accoltellato. Tanto che i giudici (presidente Adriana Pezzo, a latere Giovanna Mastroianni ed Emanuela Folino) hanno disposto di sentire in aula nuovamente Rotundo, ma questa volta con le garanzie richieste per le persone indagate in procedimento connesso. Il colpo di scena nel processo è giunto a seguito delle insistenze dell’imputato e del suo difensore, l’avvocato Valerio Murgano, nel ribadire le incongruenze che avrebbero costellato il raccolto di Rotundo, oltre al fatto che Vitaliano presentò a sua volta una denuncia nei confronti del 51enne per un tentato abuso sessuale, asserendo di averlo colpito proprio per difendersi. I fatti, secondo Vitaliano e secondo quanto emerso dalle indagini degli inquirenti, avvennero nella pineta di Borgia e non a Catanzaro Lido, dove Rotundo disse di aver incontrato il suo aggressore, a piazza Garibaldi, e dove questi l’avrebbe avvicinato con la scusa di chiedergli un passaggio, prima che tra i due nascesse una colluttazione per una presunta tentata rapina, nel corso della quale saltò fuori il coltello con il quale Rotundo è stato ferito. In realtà, secondo quanto sta emergendo nel corso del dibattimento, tutto accadde nella pineta di Borgia dove i due uomini, che si conoscevano da tempo, si sarebbero recati per scambiare quattro chiacchiere e fumare una sigaretta. Qui, stando alla tesi che Vitaliano è tornato a riferire oggi in aula, il Rotundo avrebbe tentato un approccio sessuale alquanto pesante nei confronti del 31enne che, sopraffatto dal 51enne, molto più imponente di lui, avrebbe reagito colpendolo con il coltello che sarebbe stato proprio nell’auto di quest’ultimo con la quale i due giunsero in pineta. Un dettaglio che risulterebbe confermato anche dalla testimonianza di un carabiniere che svolse le indagini, il quale ha spiegato come il coltello non avrebbe potuto trovarsi nelle tasche di Vitaliano, troppo piccole per contenerlo. Una tesi che necessita delle opportune verifiche, tanto da indurre il pm Miele a decidere di indagare contro Rotundo per chiarire cosa è accaduto davvero quel 21 ottobre. Nel frattempo, dunque, i giudici hanno rinviato il processo per il tentato omicidio all’11 maggio, quando Rotundo sarà risentito nella sua nuova veste di indagato.
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