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REGGIO CALABRIA – La Polizia di Stato di Reggio Calabria sta eseguendo cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute responsabili di vari reati tra i quali spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione, furto, riciclaggio e detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Fra i destinatari del provvedimento c’è anche un funzionario di un servizio sociale.
LA TELEFONATA TRA BOSS E ASSISTENTE SOCIALE – Avrebbe redatto documenti compiacenti, in cambio di denaro, per fare ottenere benefici carcerari ad un boss della ‘ndrangheta, Maria Grazia Galletta, di 53 anni, la funzionaria dei servizi sociali. Il boss che sarebbe stato favorito da Maria Grazia Galletta, Nicola Berlingieri, capo della comunità degli zingari di Bovalino, è stato ucciso il primo aprile scorso in un agguato ad Ardore. La stessa funzionaria dei servizi sociali era stata arrestata il 6 novembre scorso dalla polizia anche in quel caso con l’accusa di avere intascato una mazzetta per fare ottenere ad una persona una misura alternativa alla detenzione in carcere.
Dalle indagini che hanno portato all’esecuzione dei provvedimenti nell’ambito dell’ operazione Peronospora è emerso anche un colloquio telefonico tra Maria Grazia Galletta, funzionaria dei servizi sociali degli uffici per l’esecuzione penale di Reggio Calabria, già in carcere per un’analoga vicenda, e il boss Nicola Berlingieri ucciso lo scorso primo aprile. Nella telefonata, l’uomo si lamentava di essere stato «preso assai in giro» mentre Galletta, di 53 anni, attualmente in carcere a Castrovillari, che redigeva una relazione compiacente dietro pagamenti in denaro, gli rispondeva: «ma non mi pare signor Berlingeri, avete avuto pure la scarcerazione domiciliare… voi avete letto anche la mia relazione».
I NOMI DELLA BANDA SGOMINATA – Gli arrestati, secondo quanto è emerso dalle indagini, condotte dal Commissariato di Bovalino con il coordinamento della Squadra mobile di Reggio Calabria, sono accusati di avere estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori, che raramente denunciavano, finalizzati ad ottenere compensi economici come le mancate retribuzioni di prestazioni d’opera o mancati pagamenti di prodotti ceduti. Il gruppo criminale sgominato con l’operazione, inserito nella cosiddetta cosca degli zingari, avrebbe fortemente condizionato, secondo gli investigatori, le attività economiche di una vasta zona della Locride. In manette sono finiti: Rocco Bevilacqua, di 37 anni; Alessandro Bevilacqua (22) che era già agli arresti domiciliari; Giuseppe Amato (27) e Damiano Bevilacqua (35). Nell’ambito della stessa operazione è stato disposto l’obbligo della dimora nel territorio di Ardore per Domenico Amato, di 25 anni.
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