La Conferenza Stato-Regioni
6 minuti per la letturaMentre la politica smette di decidere le persone prendono le loro decisioni. Non vanno al ristorante. Il caffè lo prendono a casa. Non fanno acquisti. Il Paese reale è già in lockdown mentre la politica è alla paralisi decisionale. Non decide il governo. Non decidono le Regioni. Non ne possiamo più di questi governatori padroni assoluti dei loro Staterelli che fanno pagare allo Stato le loro inefficienze. O si esce subito da questa spirale perversa ricostruendo nel Paese un clima costituente con un dialogo strutturato tra maggioranza e opposizione o sarà il baratro. Solo l’Europa fa la sua parte
Il federalismo della irresponsabilità affonda il Paese. Mentre la politica smette di decidere le persone prendono le loro decisioni. Non vanno al ristorante. Il caffè lo prendono a casa e si tengono bene alla larga dal bar sotto casa. Non vanno in palestra. Non fanno acquisti né grandi né piccoli tranne quelli alimentari. I negozianti ne traggono le conseguenze e tirano giù le saracinesche. I grandi centri commerciali o sono stati chiusi o si svuotano. Gli alberghi delle grandi città e dei borghi d’arte che hanno fatto finta di ripartire con il 15/20% dell’attività ante Coronavirus sono pronti a rifermarsi tutti completamente di nuovo. I treni veloci portano a spasso per l’Italia le loro carrozze “popolate” da pochissimi viaggiatori. Gli aeroporti non hanno mai realmente aperto.
Il Paese reale è già in lockdown mentre il Paese della politica è alla paralisi decisionale. Perché nessuno vuole prendere una decisione. Non decide il governo. Non decidono le Regioni. Fanno tra di loro solo accomodamenti monetari. Pubblico che trasferisce al pubblico. Stato che paga altri 350 milioni alle Regioni per il “mostro” trasporto locale. Capolavori della ministra che definì effetto ottico l’assembramento in pullman. Per capirci: sono soldi veri, sono soldi nostri. Non sono come quelli che ancora aspettano molte imprese private e che, forse, non vedranno mai. Anche i sindaci una volta che sono stati chiamati a prendere una decisione hanno “convocato” i prefetti e i direttori delle Asl. I quali a loro volta chiameranno il questore e i primari. I quali, se necessario, chiederanno la firma del capo del commissariato di quartiere e del responsabile del personale paramedico. Povera Italia!
Il Senato ha discusso ieri un Dpcm farlocco, direi quasi archeologico, perché nato in un contesto di poche migliaia di contagi, non di quindicimila al giorno con ritmi sbalorditivi di crescita a Milano e preoccupanti a Napoli e Roma. C’è stato tempo anche per un duetto tra il Presidente della Lombardia Fontana e il capo della Lega Salvini che ha fatto slittare di qualche ora la delibera sul coprifuoco anch’essa superata dai tempi e dai fatti, sostanzialmente inutile. Spiace assistere ancora a un autocompiacimento da “gatto morto” del terzo trimestre italiano a tutti i livelli di governo quando oggi il Paese fa i conti con un commissario dell’emergenza che ha perso tempo e soldi per fare i banchi singoli e se ne è ben guardato dal dare qualche spicciolo in più ai privati per attrezzare più servizi di scuolabus e ricorrere banalmente ai doppi, tripli turni. Diciamo che la vituperata ministra Azzolina si è rivelata molto più pragmatica di un commissario sempre incapace di scegliere le vie brevi e addirittura di farsi capire.
Rimarrà nella storia Arcuri per il bluff delle mascherine della prima ondata ripetuto al cubo nella seconda ondata con ventilatori persi per strada e un incremento delle terapie intensive lontanissimo da quello che serve. All’interno del quale si riproduce l’odiosa pratica delle due Italie, ignorando ignobilmente di quanto più debole sia in partenza la situazione delle regioni meridionali.
Che cosa dovremmo dire di quell’assessore regionale alla sanità della Lombardia, Gallera, che riesce a vantarsi per avere addirittura incentivato la chiusura dei reparti Covid bissando con la seconda ondata il capolavoro di improvvisazione e di dilettantismo che ha segnato la prima stagione milanese della Pandemia nella gestione del Pirellone? L’arroganza con cui i Capi delle Regioni riescono a battere cassa fino addirittura a lucrare sulla Pandemia per il trasporto locale, non può non essere considerata una delle cause rilevanti della situazione in cui ci troviamo oggi perché altre strade si potevano e si dovevano percorrere. La verità è che questo Paese ha frammentato in mille canali più o meno feudali la sua capacità decisionale e ha smarrito il senso comune di una nazione oltre a ogni idea anche tenue di solidarietà.
Abbiamo fatto un grande deficit ma non siamo capaci di fare arrivare un quattrino vero a chi deve essere risarcito smarrendolo nei meandri di un sistema normativo fuori dal mondo e di una organizzazione burocratica che è marcia nelle sue fondamenta. Continuiamo a fare annunci a cui non seguono mai i fatti iniettando dosi portentose di sfiducia nelle vene del corpo vivo del Paese. Arriviamo a promettere sempre più contributi a fondo perduto senza porci nemmeno il problema che oltre una certa soglia una norma europea (De minimis) ancorché edulcorata impedisce di andare. Per cui assistiamo allo spettacolo dell’annuncio che non si traduce in fatti non perché siamo incapaci ma addirittura perché è falso l’annuncio in quanto privo di valore legale. Valore che poi arriva, perché i tempi cambiano le cose, ma che non ci ha impedito di annunciare ciò che non era possibile.
Siamo all’atto finale di questa pantomima dell’Io di questi governatori delle Regioni che si muovono come padroni assoluti dei loro Staterelli e con la ferma determinazione di fare pagare all’unico Stato vero le loro clientele e le loro inefficienze. Abbiate tutti un po’ di pietà! Se non ve lo dice nessuno, ve lo diciamo noi. Non ne possiamo più di questi protagonismi e di questi copioni recitati a soggetto e portatori ognuno di qualcosa che ha la caratteristica di comporre il solito mosaico italiano delle tante ricette sempre tutte insufficienti. Non vorremmo essere ripetitivi ma l’Europa alle prese con la Grande Depressione Mondiale sta facendo la sua parte. Prima di tutto assicura l’unica area vera di stabilità del mondo. Secondo, ha scelto per la prima volta la strada di fare debito comune. Terzo, avendo dimostrato senso della storia e della realtà, metterà sul piatto ancora più risorse e tenderà a renderle strutturali. Il problema, diciamocelo, siamo maledettamente noi. Perché continuiamo a fare finta di credere che l’Italia si fermi a Firenze. Perché continuiamo a pensare che la irresponsabilità del federalismo all’italiana possa ancora essere il collante dell’assetto costituzionale di fatto di questo Paese. Dove tutto si riduce a una regolazione di interessi in una specialissima stanza di compensazione che è la terza Camera dello Stato (Conferenza Stato-Regioni) che ha il vizio incallito di occuparsi solo degli interessi correnti della parte più ricca del Paese. Al contrario o si esce subito da questa spirale perversa ricostruendo nel Paese un clima costituente dove maggioranza e opposizione dialogano in modo strutturato per gestire la Pandemia resiliente e la rinascita dell’Italia o sarà il baratro. Non basterà ai ricchi continuare a togliere ai poveri per non diventare presto poveri anche loro.
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