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CARA Denise, non ti conosco e mi permetto il tu per gli anni e, soprattutto, per la tenerezza e l’ammirazione che provo per te. Non so se leggerai questi pensieri dalla località segreta dove, nell’età della spensieratezza e degli amori, sei costretta a vivere. La tua scelta di testimoniare per due volte contro tuo padre nel processo a Milano per la morte di tua madre, Lea Garofalo, per certi versi sarà stata più sofferta e drammatica di quella che ha fatto lei. Hai dovuto scegliere tra tuo padre, vivo, e tua madre, morta, e hai scelto la verità affinché trionfassero la legalità e la giustizia. Hai dovuto perfino testimoniare contro uno degli amici di tuo padre al quale eri legata affettivamente. Mi sarebbe piaciuto dirti di sentirti fiera di tua madre che con il suo atroce sacrificio ha pensato al tuo futuro, che lei immaginava felice solo al di fuori del contesto nativo che opprime energie e dignità delle persone. Non ce n’è bisogno perché i tuoi comportamenti sono coerenti con le sue scelte e la sua lezione. Sarebbe facile e scontato lasciarsi sopraffare dall’odio – tante vittime dirette e indirette ne avrebbero anche diritto -, ma con l’odio non si costruisce nulla e non è il perdono l’alternativa o l’unica alternativa valida. Questa vale soprattutto per i cattolici, ma da cittadini dobbiamo aspirare alla verità e alla giustizia. E lo dobbiamo anche perché quel mondo di violenza e sopraffazione non è popolato da persone che antropologicamente nascono per delinquere. Nessuno nasce delinquente, sono la famiglia, il contesto ambientale, la società, la scuola, le tradizioni e le frequentazioni l’humus in cui si segna il destino degli individui. Da questa elementare affermazione deriva automaticamente la convinzione che un’azione collettiva seria e profonda può modificare il contesto e determinare una crisi delle coscienze e scelte nuove delle persone. Dice il poeta: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori». Molti uomini della ‘ndrangheta non hanno deciso di esserlo, sono nati e cresciuti per esserlo perché non hanno avuto la possibilità di scelta. Nelle bellissime risposte di un’altra donna straordinaria, Paola Emmolo, che si possono ascoltare sul sito del Quotidiano, c’è una frase che riassume in maniera esemplare la questione. Le si chiede se ha paura nonostante il regime di protezione, e lei risponde che ora ha più paura di quando viveva come donna della ‘ndrangheta, perché allora comunque esercitava una funzione, vale a dire un potere, mentre ora può solo subirne le vendette. Poi aggiunge: «Ma i miei figli non hanno più paura e non ne ho io per loro perché ora hanno la libertà di scegliere». Ecco, le persone civili devono rifuggire dall’odio che fa male prima di tutto a chi, pur legittimamente, lo cova, e non devono pensare a vendette. Lo Stato deve fare la sua parte garantendo che giustizia sia fatta, ma la società non deve pensare che solo così tutto ritorna a posto perché è nella società che si è creata e diffusa la malattia e finché essa non ne guarisce la febbre continuerà a contagiare. Per questo, cara Denise, sentiamo il dovere di non lasciarvi sole e di ricordare l’esempio delle donne che hanno infranto un codice di presunto onore per gridare il proprio diritto alla libertà, al rispetto e alla dignità. L’8 Marzo è stato solo un modo per fare tesoro di questa lezione e stimolare una presa di coscienza la più ampia possibile. La strada davanti a noi è lunga e faticosa, ci vorrà ben altro che una festa un po’ trasandata e ora valorizzata dal vostro esempio. La vostra testimonianza dà a tutti noi la fiducia che anche nella notte più buia – e quale oscurità maggiore del tunnel nel quale tua madre, tu e le altre donne avete vissuto il tormento di una scelta senza ritorno – è possibile far penetrare la luce che indica la via d’uscita. Questa terra ha le forze per costruire un futuro diverso, non c’è nulla di naturale e di irreversibile nel suo presente di sofferenze e violenze. Serve l’impegno di tutti. E tutti capiremo di aver vinto quando tu potrai tornare di nuovo a passeggiare tranquillamente per le strade del tuo paese e raggiungere serenamente Crotone per farti baciare dal sole e dalla brezza marina. Ne hai diritto e noi saremo colpevoli se ti sarà negato.

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