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di DOMENICO MARINO
Da sempre le masse hanno avuto bisogno di essere arringate con la prospettazione di scenari immaginifici. L’idea della città metropolitana assomiglia troppo a queste grandi costruzioni mentali che alla prova dei fatti si rivelano distanti anni luce dalla realtà e dai problemi reali della gente. Sarà l’arte del consenso che poi è il motore immobile della democrazia e, troppo spesso, anche della sua degenerazione populistica, ma è triste vedere tante energie intellettuali sprecate a discettare sul nulla. Stiamo discutendo di quanto deve essere grande, di chi deve entrare, di chi invece deve restare fuori, se è giusto che qualcuno guardi più a nord, ma nessuno si è posto una semplice ed essenziale domanda: ma è davvero utile una città metropolitana? E se sì, quali sono i processi di cui deve essere sintesi? Processi di cui deve essere sintesi, dicevamo, perché un sistema urbano non si crea per decreto. Ex nihilo nihil fit recitava Lucrezio. Una città metropolitana deve essere la sintesi di una complessa rete di relazioni economiche e sociali che la giustificano ontologicamente. Prima della città metropolitana occorre verificare se esiste questa rete di relazioni e, se si intravedono anche solo delle potenzialità, occorre porsi il problema di come rafforzarle e trasformarle in realtà.
Il processo invece viene invertito, si parte dalla costruzione mentale e si tenta di stuprare la realtà in cerca di una possibile consistenza e coerenza. Non ci si chiede se vi siano le condizioni economiche per poterla realizzare, se porterà effettivamente sviluppo, da novelli don Chischiotte si scambia un mulino a vento per un drago e una escort (oggi si dice così) per una gran dama. Ma qualcuno ha mai considerato che un solo municipio di Roma ha più abitanti della Grande Città Metropolitana di Reggio Calabria?
Gli economisti urbani studiano da parecchi anni le gerarchie urbane e sanno che esse costituiscono il consolidamento territoriale di fatti storici ed economici. La storia e l’economia hanno creato le gerarchie urbane. Non il decreto del Principe. Ma le periferie dell’Impero vivono di grandi sogni. La Grandeur delle periferie sta in questo. Nell’immaginare che almeno nominalmente si possa essere capitale, capitale di un piccolo regno, ma pur sempre capitale. E se i generali stanno altrove, anche un caporale può sognare di esserlo.
Non ci siamo accorti che l’idea di città metropolitana partorita nell’ambito di quel processo di federal-disastro ordito dalla Lega per dare un illusione alla Padania, ormai miseramente fallito, (e forse questa è una buona notizia per il Sud) non potrà che seguirne la sorte. La fiducia che riponiamo in quella scintilla divina che Dio a posto nella mente di ogni uomo ci fa sperare che Calderoli dopo aver riconosciuto l’elettoral porcellum, un giorno possa riconoscere anche il federal porcellum.
Ma la periferia dell’Impero, come dicevo, vive sognando scenari maestosi. E così per trent’anni ci hanno presentato il Ponte sullo Stretto come Ottava Meraviglia del Mondo e panacea di ogni nostro male. E dopo il Ponte venne la Grande Città Metropolitana e tra le due cose qualcuno pensò di infilarci anche una centrale a carbone, forse convinto, e non troppo a torto, che qui si credeva facilmente alle favole e che, quindi, si poteva pensare che anche una centrale a carbone poteva essere volano di sviluppo e soprattutto essere del tutto innocua per la salute, se non perfino benefica.
Uno dei mali peggiori della nostra terra è questa atavica perseveranza in forme perverse di onanismo intellettuale che hanno sempre messo in secondo piano veri problemi. La capacità di sognare è un dono, se coniugata con la capacità di stare con i piedi per terra. In questo distinguo sta la differenza fra l’innovatore, lo statista, il grande uomo e l’illuso. E’ un confine sottile e pericoloso. Solo partendo dalla realtà, dal suo studio e dalla sua analisi approfondita possiamo costruire progetti di sviluppo credibili e realistici, con un pizzico, ma solo un pizzico di sogno che non guasta!
*Professore di Politica Economica
Università Mediterranea di Reggio Calabria
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