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È morto un capo. Forte, gentile e visionario.

Per me che non la conoscevo è stato un incontro fulminante con una persona che sprigionava pazzia visionaria e concretezza.

C’era in lei la forza e la velocità che forse oggi si capisce da dove venivano. Dalla certezza che il tempo era poco per realizzare il cambiamento della sua terra che tanto amava. Sognava ad occhi aperti. Per quanto mi riguarda aveva in testa che avrei potuto aiutarla a realizzare il suo sogno di trasformare la sua terra, i suoi talenti, la sua fantasia in un progetto di un lavoro proiettato nel futuro come quello della fiction di lunga serialità.

Mi ha detto «fai come hai fatto a Napoli con un Posto al Sole a Palermo con Agrodolce».

La fabbrica del futuro è quella della fantasia al potere che racconti di una terra dura e infelice e le grandi storie che la abitano.

Mi diceva «voglio che la mia legislatura sia segnata da questa fabbrica di speranza per i giovani, per il lavoro e per il futuro». Forse sapeva di avere il destino segnato e voleva affrontarla con speranza, gioia e progetto.

Ciao Jole.


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