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di WANDA FERRO
HA tanti volti la mafia. Volti che incroci per strada e scorrono via silenziosi, quasi senza farsi notare. Volti che si confondono nei corridoi degli uffici, tra scarpe eleganti e borse di pelle. Diresti quasi che non esiste, la mafia, a volerla cercare per strada. La senti qualche volta esplodere con la saracinesca di un negozio, bruciare una macchina o sporcare le strade con il sangue di qualcuno da sacrificare, di qualche faccia in bianco e nero da gettare via con il giornale di ieri. Ma più che altro la vedi in tv, tra sirene che urlano, pistole che sparano e criminali affascinanti. E pensi che in fondo la mafia c’è ma non ti riguarda, che se vivi onestamente non ti viene a cercare. Poi gli occhi di una foto ti colpiscono come un pugno nella pancia: la mafia sul volto di una donna. E allora vuoi conoscerla, questa mafia, e senza smettere di guardare la foto provi ad aprire la porta di una casa grigia nascosta nel verde degli aranceti, ad entrare nelle stanze cariche di urla strozzate, di lacrime ingoiate nel buio, di una sofferenza che vuole solo scappare via. Ora la senti davvero, la mafia. Nel dolore delle botte, nell’umiliazione, negli occhi che si chiudono mentre la vita sfila via come un soffio, e tutto diventa buio. E non la puoi accettare, far finta di nulla. Non puoi far finta di non sentire lo schiaffo sul volto della ragazza, le labbra che sanguinano, i polsi stretti da mani capaci solo di odiare, di distruggere, di ucciderti perché gli neghi autorità, onore, rispetto. Perché non hai paura. E’ più forte la lotta alla mafia se ha il volto di una donna. Se ha il volto di Giuseppina Pesce, di Maria Concetta Cacciola, di Lea Garofalo. Perché sei costretto a guardarla la mafia. Ed a ribellarti, sfidando una bestia più forte e feroce pronta a toglierti tutto. Il sorriso, la libertà, ma soprattutto la speranza. Pronta a togliere il futuro ai tuoi figli. Quelli colpiti per sbaglio da un colpo di pistola, quelli sepolti da un muro costruito con la sabbia, quelli uccisi in una sala operatoria da un bisturi costato molto più di quel che vale, quelli con gli occhi spenti da un ago nelle vene. Ecco perché l’8 marzo può rappresentare l’occasione per riflettere su una nuova sfida: la sfida del rifiuto della violenza, della difesa della libertà, del diritto e della voglia di vivere. Nel segno di quelle donne che hanno detto no alla mafia, che hanno sconfitto la paura per scegliere la vita. Anche soltanto per un breve attimo.
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