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di PARIDE LEPORACE

A Sanremo ormai Basilicata e’ chiave di accesso per media ufficiali e sottobosco radiofonico televisivo. Ne approfittano a piene mani quelli
del Gal “La cittadella del sapere” che appena pronunciano la parolina magica Basilicata ottengono l’attenzione di giornalisti con microfono e cameraman di ogni dove. Il glossario e’ quello imposto da Rocco con i suoi funambolici numeri su Mariateresa la brutta che piace o sul quadretto paesano con Arisa, che comunque segnalo vestita con un abito storico della maison di moda di Mila Schon per conferire maggior aura anni Sessanta alla sua esibizione. Arisa che era estetista conosce come si appare e come si sta nel mondo dello spettacolo. Come la sua collega, Dolcenera, pugliese che ha fatto la cameriera prima di arrivare all’Ariston e che ha un fratello muratore. Mercoledi’ sera su Twitter e’ apparso un cinguettio di Niki Vendola che annunciava “Cartoline di Puglia a #Sanremo. Bravi gli ” Ho sempre voglia”. Emozionante Ericamou”. La narrazione elettronica del governatore-poeta era pertinente, perche’ i musicisti pugliesi hanno fatto emergere un circuito ben noto che anima le piazze e i palchi della regione consorella. Ma questa volta, finalmente, la Basilicata ha oscurato la California del Sud pugliese tutta taranta e masserie. La comicita’ del festival pugliese offre briciole trash con Leone Di Lernia e le sue scurrilita’ offerte nei pressi degli alberghi. E’ la ruota dello spettacolo che gira in questo modo grazie a Rocco che incanta il web e ad Arisa che e’ protagonista e che permettono a Vito De Filippo di poter annunciare alla Regione la soddisfazione identitaria in tempo reale. Sembra che anche Folino si diletti su twitter a leggere il consenso globale della Rete per Rocco Papaleo. Il senatore Digilio mi fa sapere invece che ha apprezzato Emma e che ha trovato Arisa triste. Un modo scherzoso per restare all’opposizione. Ma il Festival di Sanremo deve essere occasione per riflettere sul nostro presente. Non ubriachiamoci ora di Aglianico televisivo in questa buona congiuntura basilisca. Wharol ammonisce che quel successo dura un quarto d’ora, anche se Gaetano Cappelli ne conosce diversa ma simile filologia. Facciamo tesoro tecnico del momento magico lucano. Da tempo urliamo che Puglia e Basilicata devono promuovere un distretto di gusti, narrazioni, sapori e culture integrate. La parte politica e’ quasi la stessa. Possiamo offrire al Meridione e all’Italia prospettive di viaggio e anche di emigrazione all’incontrario. Non e’ utopia pensare ai barisienne filosofi insieme ai poeti lucani, all’evoluzioni canore lucane miste a Caparezza, ad un’enclave cinematografica che dai calanchi lucani si allarghi al Salento, ad un circuito teatrale e di cabaret che coinvolga maestri di spettacolo e insegnamenti accademici. Non e’ utopia ma visione di sistema che risolve e supera il muro dei piccoli numeri. Servono donne e uomini che credano nel progetto. Tutto sommato Arisa deve il suo successo anche ad un corso concorso della nostra Regione affidato ad un certo Mogol e anche Papaleo ha beneficiato di endorsement economici della politica lucana. Risultati ottenuti con il merito che vince sempre sulla mediocrita’ di certa clientela. E’ questa la lezione che ci viene da Sanremo. Rocco continua a salire sera dopo sera, lo contesta solo Dario Salvatori che ama essere bastian contrario. Arisa e’ ancora in gara. Ora, dopo questo picco di visibilità mediatica (oggi il nostro giornale fornisce contributi di robusta opinione al riguardo) e’ il momento di far restare in gara la Basilicata che per troppo tempo e’ stato il giardino segreto d’Italia. Ora quel segreto puo’ affascinare il mondo.

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