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di MARIO MAIOLO

È partita ormai inarrestabile la “campagna” contro il conservatorismo ripresa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, da Bologna non le manda certo a dire ma, rivolgendosi ai partiti, alle istituzioni politiche e anche ai sindacati incalza sulle riforme istituzionali, dove «si sono accumulati molti ritardi, c’è molto conservatorismo e molta continuità. Siamo alle prese con una riforma del Parlamento, si parla del superamento del bicameralismo perfetto, e non sarà facile venirne fuori nonostante appelli e sollecitazioni».
Ma la via delle riforme, secondo il capo dello Stato, è complicata anche sui livelli più bassi, «c’è il tema delle Province: occorre fare un punto e scegliere una strada». «Forse – ha aggiunto – avremmo fatto bene a sceglierla 42 anni fa quando vennero eletti i consigli regionali, quello era il momento per rivedere altre questioni istituzionali, ora bisogna mettere bene a fuoco il problema e risolverlo con razionalità». Il mancato avvio della riforma del bicameralismo paritario contrasta con l’avvio del federalismo regionale e con la soppressione delle Province, sulle cui iniziative nutriamo profonde perplessità. La crisi di rappresentatività della politica e di rapporto cittadini/parlamentari può essere superata solo da profonde riforme costituzionali e con la conseguente riforma delle leggi elettorali, che ripensi il rapporto tra i diversi livelli di governo e di rappresentanza e la ineludibile diretta volontà e ruolo dei cittadini e dei partiti nella selezione della classe politica dirigente.
Su queste importantissime riflessioni, che trovano fondamento nello stesso dibattito costituente, trae spunto e legittimazione la proposta di Legautonomie del superamento del bicameralismo perfetto e l’istituzione di un Senato o Camera delle Autonomie come espressione delle Autonomie regionali e locali e per recuperare efficienza legislativa indispensabile a dare slancio all’economia italiana. Su questo tema, in particolare, Legautonomie ha proposto una petizione nazionale alla quale hanno aderito centinaia di amministratori locali e ha deciso di farne l’asse portante della propria iniziativa nei prossimi mesi, per la urgenza e perché convinta che occorra la spinta unitaria del sistema delle Autonomie per dare sostanza ed efficienza alla definizione dell’indirizzo politico generale del Paese. Ciò può essere conseguito facendo rapidamente ripartire il dibattito parlamentare dalla “bozza Violante” (che prevede, tra le altre cose, una riduzione fisiologica del numero dei parlamentari eletti da 945 a 512).
In questo disegno e in questa prospettiva di riforme nelle Regioni risulta costituzionalmente indispensabile istituire con leggi regionali i Consigli delle Autonomie locali. Legautonomie Calabria coglie l’occasione per sollecitare, per come già fatto in passato, la costituzione, anche in Calabria, del Consiglio delle Autonomie locali, aprendo, dunque, un dibattito in consiglio regionale sulle riforme costituzionali anche per affrontare il tema della soppressione delle Province al di fuori da una logica di rivendicazione esistenziale autoreferenziale.
La comparazione tra i diversi sistemi di rappresentanza mostra come sia imprescindibile non eludere problemi fondamentali perché una riforma costituzionale non sia peggiorativa. C’è un primo problema che è la legittimazione del Governo che non può che avvenire nell’unica Camera dei Deputati, la cui nuova legge elettorale dovrà rimuovere la gabbia del premio di maggioranza e della preferenza sui parlamentari. Il Senato non può che svolgere un forte ruolo di “moral suasion” sulla Camera e sul Governo.
Occorre poi definire una omogeneità di rappresentanza nel Senato delle Regioni e delle Autonomie locali che per essere tale deve stabilire la contemporaneità elettiva degli organi amministrativi e politici locali (Comuni, Province e Regioni) con quelli nazionali (Camera dei deputati e Senato delle Regioni e delle Autonomie locali) immaginando le Province (pensate come unico ente territoriale di Area Vasta) quale ente regionale di raccordo elettivo e amministrativo tra Regione e Comuni.
La Calabria anche in questo campo ha la sua specificità e le sue complicazioni, una per tutte la frammentazione organizzativa e istituzionale della Regione sul territorio con sede di consiglio e giunta delocalizzate, e con Province fortemente disomogenee per territorio e popolazione. Solo affrontando questi temi e rimettendo al centro la politica al servizio delle comunità, ricercandone la migliore forma, si può pensare di uscire da questa crisi ventennale che non è più solo finanziaria ed economica ma civile e istituzionale.

*presidente Legautonomie Calabria

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