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di MIMMO TALARICO
DA oggi in Calabria non ci saranno più abusi edilizi. Il cosiddetto “Piano casa 2” approvato lunedì scorso in consiglio regionale, consente a tutti di fare di tutto. Pertanto non ci sarà più bisogno di infrangere le regole dettate dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali.
Il piano casa è utile ribadirlo, non dà una casa a chi non ce l’ha, ma è una legge prodotta ai tempi di Berlusconi che indebolisce, fino a cancellarli, vincoli e limiti all’edificazione.
Le regioni avevano l’obbligo di recepirne il testo, per poi legiferare in ragione delle esigenze del proprio territorio. Alcune regioni lo hanno fatto in materia restrittiva, altre, come la Calabria, hanno allargato ulteriormente le maglie normative, rendendo la materia preda di ogni sorta di speculazione.
La cronaca politica si è incaricata in questi giorni di notiziare i calabresi sulle nuove opportunità di cui essi potranno godere in materia: cambi di destinazione d’uso, abbattimento di limiti e distanze, recupero in versione residenziale di consistenti volumi agricoli industriali e soprattutto incentivi volumetrici (più cemento in lungo e in largo) fino al 50% del volume esistente. Questo e altro ancora è contenuto nella legge.
La legge in origine aspirava a rilanciare l’economia, nel senso che attraverso l’attività edilizia si sarebbe dovuto dare fiato alla “ripresa”. Autorevoli giornali hanno dimostrato, di recente, che gli interventi sono stati pochi e concentrati solo in alcune realtà del Paese. Allora perché insistere in una regione come la nostra che ha più case che abitanti? Perché farlo in una regione che registra 5.200 abusi edilizi certificati e che annualmente subisce un vistoso calo demografico? Scopelliti interrogato non risponde. Eppure qualche mese fa la Giunta ha proposto un piano per il turismo, dichiarando solennemente che il mare e la montagna calabrese rappresentano grandi attrattori turistici. Ma ha senso parlare di politiche turistiche se non si tutela e si difende il bene primario su cui poggia qualsiasi politica turistica, cioè il paesaggio? Deve passare il principio, soprattutto in Calabria, che tutelare la bellezza conviene anche dal punto di vista economico
La nostra è la regione che detiene il primato dei manufatti incompleti e che ha saccheggiato in pochi decenni litorali di estrema bellezza. Dal “nuovo” al governo della regione ci saremmo aspettati un cambio di rotta netto rispetto al passato.
Ci saremmo aspettati altro: un forte impegno di contrasto del dissesto idrogeologico; un piano di edilizia pubblica per venire incontri a quei gruppi sociali disagiati, i soli a subire gli effetti della crisi abitativa; un deciso impulso alla pianificazione urbanistica, unico antidoto a contrastare la sregolatezza e gli eccessi. Nei paesi del centro Europa la pianificazione è un patto sociale riconosciuto e accettato che ha reso funzionali e ordinate città e regioni.
In Calabria assistiamo, invece, ad una profonda regressione culturale nelle sue espressioni di governo. La maggioranza di centrodestra approva una legge che nei suoi principi ispiratori e nei suoi effetti è senz’altro definibile incivile. Restiamo in attesa che le associazioni ambientaliste, gli architetti, il mondo della cultura calabrese battano un colpo. Stavolta l’opposizione politica c’è.
*consigliere regionale Idv
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